Stoicheia e Lisistrata: gli elementi e i miti secondo Massimo Barbiero

Foto: La copertina di “Lisistrata”

Massimo Barbiero pubblica due dischi, a breve distanza uno dall’altro, che documentano due concerti dell’ultima edizione dell’Open Papyrus Jazz Festival di Ivrea. Il primo lavoro si intitola “Stoicheia” riprende un’esibizione svoltasi a Villa Casana, sede dell’archivio storico Olivetti il 2 settembre scorso. Insieme al percussionista eporediese sono presenti il trombettista tedesco Markus Stockhausen e la danzatrice locale Roberta Tirassa. Il cd, ovviamente, riporta solo la parte audio, ma si possono trovare su internet estratti del lato visivo dell’esibizione. La musica dell’album è completamente improvvisata e prende le mosse da un intento evocativo dei quattro elementi dell’universo (acqua, terra, aria e fuoco), a cui viene aggregato il vento, come quinto fattore di ispirazione. Si tratta di un unico flusso musicale senza soluzione di continuità, in cui la coppia di performer si scambia impulsi, rimandi, affondi, per costruire, così, un qualcosa di etereo e di fantasmatico, collegato intrinsecamente all’estetica contigua del duo. Markus Stockhausen realizza un disegno espressivo policromatico, alternando sequenze di note lunghe incrementate da echi, con uso sapiente dell’elettronica, a fraseggi stretti, dove risalta il suono limpido della tromba, non alterata da effetti particolari. Massimo Barbiero, da parte sua, in apparenza procede secondo direttrici personali. In realtà, invece, tutto il suo lavoro serve a creare una base ritmica mutevole, valorizzando determinati accenti, per rendere completa l’opera del partner o per darle una voluta incompiutezza

Il secondo cd, “Lisistrata” presenta una formazione allargata di “Enten Eller”, con l’inserimento del contrabbasso di Danilo Gallo e del violino e della voce di Iva Bittova. Nella sua evoluzione il quartetto ha avuto, spesso, ospiti prestigiosi come Tim Berne, o Achille Succi, Javier Girotto, Emanuele Parrini…

Il doppio contrabbasso fornisce spessore e mobilità alla proposta. La Bittova si inserisce con una vocalità espressionista, fra urla strozzate, versi e versacci, del tutto musicali, ascese verso i sovracuti espansi a dovere. Con il violino, poi, si inserisce con naturalezza nelle pieghe del discorso collettivo, senza remore o esitazioni. I quattro componenti storici della formazione ribadiscono la loro salda intesa, rodata da una lunghissima frequentazione. La musica si estende compatta e priva di stacchi o di cesure. In momenti definiti fanno capolino i brani del songbook del gruppo, adeguatamente ricreati, rivissuti. Si ascolta una commistione di free, di progressive rock, di contemporaneo, contrasegnata, pure, da un impianto melodico con un fondo di inquieta malinconia, nello stile proprio di Enten Eller.

Massimo Barbiero, in conclusione, con questa coppia di album aggiunge due importanti tasselli ad una discografia già ricca di prove pregiate, a testimonianza di un percorso artistico sempre lontano dalle mode e dalla ricerca del facile consenso.


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