Da circa 30 anni, Paolo Angeli è considerato una figura di riferimento dalle avanguardie musicali, traslando la musica sarda in un contesto contemporaneo e post-rock, e per questo acquisendo una crescente notorietà internazionale.
Che Paolo Angeli abbia una carriera consolidata negli States è evidente già scorrendo le decine di video che si trovano su Youtube: una carrellata che immortala le sue esibizioni per le radio statunitensi, in primis il suo Tiny Desk NPR, e, a seguire, quelle per New Sounds (WNYC) e il live al Kennedy Center e SFJAZZ.
D’altronde negli anni ’90, la stampa specializzata americana accoglieva con sorpresa ed entusiasmo i suoi primi album, mentre agli inizi del 2000 le sue esibizioni nei club leggendari di New York e San Francisco suscitavano grande successo di critica e di pubblico.
Questo lungo percorso trentennale ha portato Paolo Angeli a esibirsi nel 2018 alla Carnegie Hall, tempio della musica internazionale, e ad arrivare – con gli album Jar’a e Rade – alla candidatura ai Grammy Awards per due anni consecutivi.
Una lunga luna di miele che trova l’ennesima conferma nell’imminente tour americano che già si preannuncia entusiasmante, anche perché toccherà tante città in cui Angeli non si è ancora mai esibito.
Il tour avrà inizio il 6 marzo a Cleveland (Clevelart, Transformer Station), proseguendo l’8 marzo a New York – nell’ambito della Improvisations series del prestigioso World Music Institute – al leggendario The Public Theater (Joe’s Pub). in questa sala emblematica di Manhattan hanno suonato leggende del pop-rock (David Byrne, Amy Winehouse, Bono, Pete Townshend); del jazz e della musica d’avanguardia (Alice Coltrane, Laurie Andreson); della world music, (Angélique Kidjo e Youssou N’Dour) fino ad arrivare a Rosalia, la stella della musica urban.
Il 9 sarà la volta di Baltimora (Creative Alliance), il 10 di State College (Manny’s), l’11 di Filadelfia (Fire Museum), dopodiché sull’altra costa Angeli sarà protagonista di ben 4 set al SFJazz di San Francisco (13 e 14 marzo), il 15 a Portland (Jack London Revue), il 18 con un doppio appuntamento a Denver (Mighty Fine Productions e University of Colorado), il 20 a Omaha (Bemis Center), il 21 a Minneapolis (The Cedar), il 22 ad Amherst (The Drake), il 23 a Kittery (The Dance Hall).
Paolo Angeli in più occasioni ha ribadito che la sua dimensione più congeniale è quella dei live, in cui reinventa letteralmente la sua musica, cambiando ogni sera la scaletta e dando ampio spazio all’improvvisazione. Alla base dei live ci sarà un pot-pourri dei suoi ultimi tre album da solista (Jar’a, Rade, Nijar), caratterizzato da un approccio libero che include anche brani dei vecchi lavori discografici. Durante il tour saranno presentati in anteprima anche brani inediti che troveranno spazio nel suo nuovo album in studio la cui uscita è prevista a maggio, una summa delle potenzialità della chitarra-orchestra di Paolo Angeli, ma anche un momento in cui il musicista sardo ribadisce un uso non convenzionale della sua voce, traslata in un ambito onirico, materico e visionario.
Parte del tour americano è sostenuto dall’IIC di San Francisco e di Chicago.
Non è semplice definire la musica di Paolo Angeli: un crossover tra popolare e contemporaneo, tra pulsazioni di balli sardi, arcate mediorientali, adagi desert, citazioni di rebetiko e memorie delle avanguardie storiche. Considerato tra i più importanti innovatori, Angeli è approdato ad una sintesi di linguaggio in cui ha collocato nella contemporaneità la musica tradizionale sarda, tracciando un ponte ideale tra memoria e innovazione, dando forma a quella che lui stesso definisce musica d’avanguardia mediterranea. La sua chitarra rappresenta il fulcro della sua attività da solista: uno strumento orchestra che – nel nuovo modello nato dalla collaborazione con liuterie Micheluttis (Cremona) e Oran (Lunamatrona) – è dotato di 25 corde, martelletti come un pianoforte, eliche per la realizzazione di bordoni, ponti mobili per evocare la Kora e il Sitar – suonato in pizzicato, con l’archetto, in funzione rumorista e percussiva.
Angeli non ha dubbi sul quale sia la radice della sua musica: la frequentazione costante della musica sarda (da ascoltare con attenzione la sua ultima collaborazione con il Tenore Murales di Orgosolo), con una conoscenza approfondita dei repertori legati al canto a chitarra (grazie all’apprendistato con Giovanni Scanu) e ai canti della settimana santa.
Pat Metheny e Fred Frith, oltre ad aver suonato insieme a Paolo Angeli, lo considerano tra i solisti più autorevoli in ambito mondiale; Jamie Ludwig (Chicago Reader) sintetizza così le sue innovazioni: «molti critici pensano che l’era della musica per chitarra sia finita, ma non tengono conto di Paolo Angeli.»
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