Ilaria Pilar Patassini: voce
Angelo Valori & Medit Orchestra
solisti:
Manuel Trabucco: clarinetto, sassofono
Danilo Di Paolonicola: fisarmonica
Alessandro d’Alessandro: organetto
Parco della Musica Records – 2025
È da giorni che l’incantatoria voce di Ilaria Pilar Patassini fuoriesce dagli altoparlanti dello stereo senza alcun segno di cedimento o stanchezza da parte di chi l’ascolta. Canto Conte è una bellissima sorpresa. Non è facile riprendere le composizioni di un mostro sacro e darle una nuova vita, lavorare sulla forma canzone portandola verso una dimensione sospesa tra il jazz, la canzone d’autore e un cameristico dalle aperture sinfoniche e bandistiche. E, in tutto questo, non si è perso lo spirito del cantautore astigiano, rimasto carico e intatto: «Io sono qui, sono venuto a suonare, sono venuto ad amare, e di nascosto a danzare? (Alle prese con una verde milonga)». Qualcuno ha voluto leggere nella performance di Patassini il risvolto femminile della poetica contiana. Ma, più che lato femminile di Paolo Conte, qui sembra che il maestro astigiano abbia felicemente prestato le sue composizioni a Ilaria Pilar Patassini. Poi lei ne ha fatto quello che sentiva tirandone fuori una versione totalmente femminea, – bandendo fard e ombretto -, sofisticata, talvolta delicata e di incontrovertibile bellezza. La Patassini, con voce raffinata e una interpretazione personale intensa e vissuta, ha scrostato le pareti annerite dal fumo, spazzato via gli odori stantii e cancellato le rughe del tempo di composizioni miliari della canzone d’autore italiana. La Medit Orchestra arrangiata e guidata da Angelo Valori ha fatto il resto spostando la musica di alcuni meridiani più a sud rispetto alle colline astigiane e dando, in diversi passaggi, una lettura ampia, spaziale e sinfonica, di alcune canzoni di Paolo Conte. Che dire delle arie così antiche e così moderne dI Dal loggione o della romanzata e popolare Una giornata al mare? Le storie di Paolo Conte sono un condensato di arti e la Patassini ne è estremamente cosciente essendo anche lei una cantautrice colta e dalle fattezze misteriose e affascinanti. Ne consegue che i diciotto brani di Canto Conte diventano una metafora del tempo e della vita – forse di entrambi, chissà -, vissuta e immaginata attraverso la cortina fumosa e deformante di una sigaretta «di chi non è convinto che la rumba sia soltanto un’allegria del tango… Dancing».
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