Roberto Magris: pianoforte, arrangiamenti
Tony Lakatos: sax tenore
Florian Bramböck: sax baritono, sax alto
Lukas Oravec: tromba
Rudi Engel: contrabbasso
Gasper Bertoncely: batteria
JMood Records – 2024
Mainstream moderno e di qualità è quello proposto attraverso una pulsante registrazione live da Roberto Magris e il suo Europlane For Jazz. Qui si ascolta jazz europeo perché suonato da musicisti che si ritrovano, assieme a dei nuovi entranti, nella storica formazione di Magris. C’è il suo stretto sodale Tony Lakatos al sax tenore, il tedesco Rudi Engel al contrabbasso, l’austriaco Florian Bramböck al sax baritono e alto e le new entry slovene Gasper Bertoncely alla batteria e Lukas Oravec alla tromba. Il titolo del disco è Freedom for Peace, un chiaro riferimento politico e sociale. Musicalmente, invece, nella title track aleggiano, come un contributo spirituale, i fantasmi di Coltrane e McCoy Tyner. Il disco contiene cinque composizioni di Roberto Magris in cui è evidente la sua scrittura e i suoi arrangiamenti consolidati in anni di lavoro ed esperienza. La band, o piccola orchestra, fila via come un treno tra improvvisazione e assolo torrenziali e di grande efficacia (The Island of Nowhere). Bella e intensa è invece la cover di Malay Tone Poem, una composizione del pianista sudafricano Hotep Idris Galeta. La band riesce pienamente a restituire, anche improvvisando, quell’atmosfera carica di esotismo e mistero pensata da Galeta. Il disco scorre via molto piacevolmente senza interruzioni di sorta, restando sempre fluido nell’ascolto, carico di swing, afro nella struttura nonostante sia suonato da musicisti radicati in Europa. Si ascolti la sentita ballad Laverne di Andrew Hill per avere la precisa idea del loro posizionamento musicale a cui aggiungono di proprio anche una profonda vena melodica tipica delle nostre longitudini e presente nella composizione di Hill. Something to Save from EU è un altro pezzo mainstream curato e strutturato in maniera tale che all’iniziale piano/contrabbasso possa in seguito intervenire il resto della band attraverso una session fiume fatta di coralità e assolo – tremendo quello di tromba -. Tra i brani più intensi e belli del disco c’è la cover del musicista israeliano Boaz Sharabi. È un pezzo nostalgico, romantico, dove all’ottimo assolo di Magris si aggiunge il suono collettivo e orchestrale del sestetto a sottolineare allo stesso tempo drammaticità, bellezza e gioia.
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