My Favorite Records – 8034135080189 – 2011
Roberto Cecchetto: chitarre, effetti
Giovanni Guidi: pianoforte
Giovanni Maier: contrabbasso
Michele Rabbia: batteria, percussioni
Libero, rarefatto e, allo stesso tempo, capace di aprirsi ad episodi lirici o ricchi di groove. Soft wind, il nuovo lavoro di Roberto Cecchetto, è un disco davvero magnetico: grazie ad una regia attenta dei diversi momenti, Cecchetto propone soluzioni mai scontate, con una costante ricerca di elementi e combinazioni particolari, lascia spazio agli interventi in improvvisazione libera e collettiva condivisi con i suoi compagni – vale a dire Giovanni Guidi, Giovanni Maier e Michele Rabbia.
Una musica “problematica”, ricca di sospensioni e sempre alla ricerca di nuove possibilità. Cecchetto disegna situazioni non facili o immediate e le unisce grazie a un filo narrativo che lega tensioni e lirismo, una scelta di suoni, soprattutto per quanto riguarda percussioni e chitarra, sempre felice, e la libertà più radicale di alcuni passaggi. Il confronto tra le quattro voci e tra le diverse atmosfere è tutt’altro che definito in maniera univoca e rigida e questo permette al quartetto di sfruttare le tante possibilità presenti in ogni frase, in ogni passaggio: una partita a scacchi giocata tra i quattro musicisti e l’ascoltatore, animata da mosse continuamente decisive e dalle conseguenze delle mosse compiute sulle sensazioni innescate.
Si comincia con le due improvvisazioni per sola chitarra elettrica ed effetti che aprono e chiudono il disco – Outdoors e Untitled – giocate sulle risonanze e sugli armonici innescati dalle note, per arrivare alla prima delle improvvisazioni collettive, Sarabande, passando per la lirica e riflessiva Soft wind : il continuo cambio di prospettiva e la stretta connessione tra i vari passaggi rende Soft wind un lavoro dal grande respiro e da ascoltare nella sua totalità. È impossibile isolare una singola parte nel discorso intrapreso da Cecchetto, ma, come si accennava all’inizio, è anche altrettanto difficile uscire dal meccanismo del disco.
Il chitarrista punta l’attenzione sugli impasti sonori. Si è già detto delle scelte sonore di chitarra e percussioni: soprattutto nelle parti libere, il quartetto agisce per sottrazione e riflette un atteggiamento minimalista, per dare il massimo risalto al suono di ciascuna nota. E in questo modo si amplia anche lo spettro dinamico utilizzato: quando si passa ad un registro più marcato o a un ritmo più sostenuto – come ad esempio all’avvio di un funky sghembo e non convenzionale come Earthbeat – il contrasto e l’intensità espressiva rende ancora più “esplosivo” il passaggio.
Cecchetto gestisce il tutto con maturità e per realizzare Soft wind sfrutta anche la grande confidenza sonora che accomuna tra loro i quattro musicisti: elemento imprescindibile per poter costruire un discorso spesso svincolato dalle strutture tradizionali e nel quale il flusso sonoro è regolato dall’equilibrio e dal reciproco appoggio tra le quattro linee.