Syntony – Scavenger

Syntony - Scavenger

Unsung Records – UR 014CD – 2010




Florian Bramböck: sassofoni

Luca Calabrese: tromba, flicorno

Markus Reuter: touch-guitar, elettroniche

Yoshi Hampl: basso elettrico, percussioni, elettroniche

Georg Tausch: batteria






“Ensemble pan-europeo operante nella composizione istantanea” secondo il proprio enunciato, e pertanto assai affine in spirito a certe blasonatissime formazioni, storiche e non, che verranno certamente alla mente dei più attenti seguaci della forma free, il quintetto Syntony, a passaporto italo-austro-tedesco e genoma intessuto dello spirito delle avanguardie mitteleuropee, ma certo d’attenzioni e memorie formali intercontinentali, come svelerà la presente incisione dall’intrigante e non effimera Unsung Records.


Aprendosi sulla “biopic” Steve Scavenger, intro nelle fattezze di fitto orchestral-progressive, mutando il sembiante nel successivo Induction, piuttosto in forma di fusion “difficile”, la formazione può dispiegare i suoi più nervosi tratti nell’aggressiva, ostica Japanese Market, toccando plaghe di centellinata meditazione nella diradante Lehrgut, appagando l’ascolto e concludendosi il ciclo delle track nella serpiginosa, ipnotica eleganza di No-Fly Zone.


A plasmare le spiazzanti morfologie della band convergono le molteplici e curiose esperienze dei dinamici co-protagonisti, e a dare fondamento al soundscape convergono autonome la zampata lieve del “polmonare” basso di Yoshi Hampl e il drumming operoso e ad ampio spettro di visione di Georg Tausch, di evidente e prolungata acculturazione pop, elemento in comune alla pulita prestazione sassofonistica di Florian Bramböck. Meno quieta, più trans-avanguardista la trumpet-performance di Luca Calabrese, che non sottraendosi ai “cameo” iconici (da Davis a Hassel, etc.) si svela presenza solistica pulsatoria ed incisiva, trovando un fianco armonico nella performance di colore ma più discreta della touch-guitar del versatile Markus Reuter.


Nuova, significativa, soprattutto giovane presenza in collettivo che arricchirà non in minore l’arcipelago rock-jazz, già variamente esteso tra isole eterogenee ma non poi così distanti, da Brand-X a Fred Frith, toccato dalle più fredde correnti weather-reportiane e percorso dai flussi sotterranei dell’elettronica radicale e materica, offrendo una chiave intellettualistica e speculativa ad un filone che, seppur abusato nei suoi più popolari percorsi, non ha disconosciuto – come si dimostra – i suoi fondativi tratti underground.