Slideshow. Pino Jodice.

Foto: Fabio Ciminiera










Slideshow. Pino Jodice.


Jazz Convention: Pino puoi parlarci in breve dei tuoi lavori discografici?


Pino Jodice: Volentieri ma prima faccio una piccola premessa; approfittando della sponsorizzazione di uno splendido pianoforte, un Yamaha CF III serie S Gran Coda, da parte del Maestro accordatore Aldo Santarpino, e dell’acustica splendida dello studio di registrazione di nuovi lavori discografici ne abbiamo fatti due. La location è Napoli, fonte di una speciale energia. Dico “ne abbiamo” perché da quattro anni collaboro con la fisarmonicista, pianista e compositrice Giuliana Soscia creando così il “Giuliana Soscia & Pino Jodice Quartet” che con questi ultimi due cd raggiunge quota cinque. Il primo lavoro è jazzistico di contaminazione araba The first voyage of Sindbad (Jazz meets Maqam) – con Raed Khoshaba special guest all’oud – un viaggio nel mondo del Maqam iracheno del quale Raed è un acclamato maestro. Il secondo e jazzistico con uno sguardo particolare alla musica contemporanea, è infatti incluso un emozionante arrangiamento jazz del brano Wasserklavier di Luciano Berio. Si intitola infatti Contemporary ed è in quartetto. Gli altri musicisti sono Aldo Vigorito al contrabbasso e Giuseppe La Pusata alla batteria, splendidi compagni di viaggio.



JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?


PJ: Viene da lontano, mio padre suonava la fisarmonica, e mi ha fatto amare la musica da piccolo.



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare un musicista jazz?


PJ: Bill Evans mi ha letteralmente folgorato! Credo sia l’anello di congiunzione tra la musica classica e il jazz.



JC: Ha ancora un significato oggi la parola jazz?


PJ: Per me significa vivere, non saprei cosa fare senza…



JC: Ma cos’è per te il jazz?


PJ: Il mio mezzo di espressione, una delle forme d’arte più espressive e complesse nello stesso tempo. La musica del futuro, la libertà di espressione e la disciplina. La maturità artistica.



JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica jazz?


PJ: Aggregazione, passione, amore per la vita e per la musica. Libertà e gusto, rigore e creatività.



JC: Come pensi che si evolverà il jazz del presente e il jazz del futuro?


PJ: Non ho idea. Una cosa è certa però bisogna sforzarsi sempre per creare qualcosa di originale rispettando gl’insegnamenti del passato. Il futuro è nella conoscenza.



JC: Tra i molti dischi che hai fatto e citato, ce n’è uno a cui sei particolarmente affezionato?


PJ: No, ho dei ricordi bellissimi per ogni cd che registro.



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?


PJ: Nella musica: Bach, Beethoven, Chopin, Debussy, Berg, Stravinsky, Gershwin, Bud Powell, Bill Evans, McCoy Tyner, Herbie Hancock, Chick Corea, Cecil Taylor. Nella cultura: amo tutto ciò che è cultura, creatività, intelligenza. Nella vita : sono i miei “errori”…



JC: Qual è stato per te il momento più bello della tua carriera di musicista?


PJ: Quando il 2 Agosto 2001 ho vinto il Concorso di composizione per orchestra sinfonica a Bologna; è emozionante sentire una tua composizione suonata da un’orchestra sinfonica, in quel caso Richard Galliano volle suonare il mio brano. Oggi con tutti i tagli economici che ci sono sta diventando difficilissimo suonare con organici più ampi.



JC: Quali sono i musicisti con cui ami collaborare?


PJ: Sicuramente con mia moglie, Giuliana Soscia, c’è un’affinità musicale non indifferente. Abbiamo fatto gli stessi brani al diploma di pianoforte, un grande sintomo di empatia nel gusto. Ho collaborato spesso con Tommy Smith, un grande tenor sax scozzese e fa parte del mio quintetto internazionale insieme a Dick Oatts, con i quali ho registrato tre anni fa il cd High Tension. Purtroppo questa crisi non mi permette di invitarli in Italia a suonare: speriamo in un futuro migliore…



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


PJ: Oltre all’attività concertistica con il Giuliana Soscia & Pino Jodice Quartet e la presentazione dei due CD Contemporary e The first voyage of Sindbad, ho costituito, in controtendenza, la mia orchestra la PJU-Orchestra (dove PJU sta per Power Jazz Unusual): ho già pronti cinque progetti musicali con quest’ultima e vorrei portare in giro il progetto Weather Report Song’s Book con alcuni ospiti internazionali – incrociamo le dita. Quest’estate, infine, saremo a Managua e a Panama per tre concerti nei rispettivi Teatri Nazionali, a settembre (16, 18 e 21) con i venti elementi della Power Jazz Unusual Orchestra con il Progetto “Tango’s Man” e con Giuliana come solista alla Fisarmonica, più due concerti a San Josè con il Soscia-Jodice Quartet.