Punto Rojo.

Foto: Copertina di Nimoy





Punto Rojo.

Da qualche tempo alle uscite discografiche del Gallo Rojo si sono affiancate anche alcune pubblicazioni più spartane, vere e proprie istantanee musicali, raccolte sotto il nome di Punto Rojo. Ne abbiamo parlato con il sassofonoissta Francesco Bigoni, uno dei membri storici del collettivo.



Jazz Convention: Come nasce Punto Rojo e con quali obiettivi?


Francesco Bigoni: È una bella domanda perché non abbiamo mai avuto molto modo di chiarire nemmeno al nostro interno. È una collana nata all’inizio della nostra esperienza del 2005. quando abbiamo pubblicato i primi dischi, siamo stati contattati dalla Bäckerei, piccola casa editrice di Verona, per fare un’uscita in abbinamento con la prima traduzione in italiano de La leggenda di Sleepy Hollow, pubblicata da loro. È stata l’affinità tra le nostre modalità di lavoro, unita all’indipendenza e al fatto che all’epoca anche noi facevamo base a Verona: la scelta cadde su una collezione di outtakes di una formazione newyorchese di Zeno De Rossi, Kriminal museum, con Briggan Krauss al sax alto e all’armonica, Ted Reichman alla fisarmonica e Jamie Saft ai sintetizzatori, alla lap steel e ad altri strumenti vari. Una scelta di brani pensata come colonna sonora per il racconto. Libro e disco sono usciti in abbinamento e noi, per forza, abbiamo dovuto creare un nuovo contenitore, Punto Rojo. All’inizio era pensato per produzioni speciali, come questa che era un abbinamento editoriale o per colonne sonore per dvd. In realtà, questo non ha avuto un esito ma il contenitore è rimasto ed è diventato il posto per una linea di produzioni più underground, in sostanza.



JC: A questo punto quali sono i dischi che avete portato in questa collana e i criteri di scelta?


FB: In pratica, Punto Rojo rappresenta una situazione più agile: i dischi che ne fanno parte hanno, rispetto ai dischi del Gallo Rojo, una confezione più snella, una grafica standard per tutti i lavori, la semplice bustina e pochissime informazioni essenziali, una distribuzione meno capillare, una tiratura più limitata. Punto Rojo diventa una scelta ulteriore a disposizione del gruppo che propone il lavoro. Nimoy è un disco dal vivo realizzato da me, Salvatore Maiore e Zeno De Rossi, mentre in Nesso G suono con Michele Polga, Danilo Gallo e Tommaso Cappellato. Massa Bon è una registrazione fatta in casa dal duo formato da Simone Massaron e Piero Bittolo Bon. Folksongs from the empty house sempre di Simone Massaron e registrato sempre in casa, con Kyle Gregory, Danilo Gallo e Massimiliano Sorrentini. Un altro disco è quello di The Crypt con Piero Bittolo Bon, Alfonso Santimone, Giorgio Pacorig e Danilo Gallo – registrato in casa anche questo, ma è semplicemente un caso – impegnati in un discorso tra elettronica e improvvisazione rumorista. Poi abbiamo il duo formato da Marco Buccelli e Federico Casagrande che non fanno parte del Gallo Rojo anche se hanno collaborato con molti dei musicisti del collettivo. E, infine, il disco in chitarra solo di Roberto Zorzi.



JC: Quindi la differenza è puramente in un’ottica produttiva…


FB: In effetti è questo il carattere distintivo. Come dicevo prima, questi lavori vengono realizzati in una maniera più agile. Li distribuiamo solo online e le copie fisiche sono tutte in mano al gruppo. Questa non è la politica della nostra collana principale per cui abbiamo un catalogo e un magazzino. Le persone che gravitano intorno al Punto Rojo sono le stesse che si possono ritrovare nei lavori del collettivo, perchè i criteri di valutazione sono più o meno gli stessi e siamo, come sempre, aperti al contributo di musicisti esterni. Quello che cambia è il taglio della produzione: è più istantanea ed è molto veloce. Se uno vuole stampare un disco ma non ha voglia di passare per tutto l’iter della produzione – uscita ufficiale, scelta della grafica, distribuzione – si può utilizzare il Punto Rojo. Sul nostro sito poi c’è una pagina dedicata a questi lavori, con il link relativo a ciascun titolo su iTunes: questa diciamo è l’unica cosa che il collettivo “offre” al gruppo che fa parte di questo contenitore. Abbiamo provato più di una volta a definire quali fossero i criteri estetici unitari dei lavori del Punto Rojo, ma non ci siamo riusciti. Alcune sono registrazioni speciali, in altri come dicevo è una scelta della formazione.



JC: Punto Rojo arriva dopo uno sviluppo importante del Gallo Rojo. Da quando avete cominciato questo percorso c’è stato un notevole salto di qualità e di visibilità.


FB: A distanza di sei anni dalla nostra nascita, abbiamo avuto un grosso riconoscimento anche rispetto agli obiettivi che ci eravamo posti. Non abbiamo fatto le cose in grande, abbiamo fatto però le cose in maniera semplice e diretta e questo ha funzionato insieme alla musica che abbiamo registrato. Abbiamo avuto tanti riconoscimenti per i nostri lavori dalla critica e i musicisti del collettivo ultimamente sono stati anche premiati in trofei e referendum. Siamo ormai arrivati vicini alle cinquanta uscite: è stato un percorso ricco di soddisfazioni e senza grossi sforzi, nonostante le difficoltà oggettive del mercato.



JC: La forza dell’idea ha portato la “macchina” a sfruttare la benzina che avete messo dentro in maniera più efficiente…


FB: Abbiamo cercato di porci obiettivi che fossero realistici e, dall’altra parte, abbiamo scelto una comunicazione diretta che ci consentisse di gestire il tutto con le nostre forze. Poi gli obiettivi vanno sempre tarati: abbiamo parlato più volte di quante possano essere le produzioni che possiamo gestire in un anno, della promozione, del fatto che purtroppo al grosso riconoscimento non corrisponde una altrettanto intensa attività dal vivo, ma questo dipende dall’attuale situazione concertistica in Italia, e non solo, che non lo consente. Siamo andati avanti con il ritmo che ci sentivamo nelle gambe e questo ha dato i suoi frutti.