Emanuele Maniscalco – Slow Band

Emanuele Maniscalco - Slow Band

re:think-art records – re0110 2362002 – 2011




Emanuele Maniscalco: batteria

Dan Kinzelman: sax tenore, clarinetto

Karsten Lipp: chitarra elettrica

Paolo Blasi: basso elettrico






Slow Band riflette in pieno il percorso seguito finora da Emanuele Maniscalco. Il quartetto chiamato dal batterista e l’andamento stilistico mette in risalto collaborazioni durature e la ricerca costante negli anni di sonorità e linguaggi cercate in altri progetti e formazioni. Soprattutto mette in evidenza una ricerca musicale centrata sulla libertà interpretativa e sulle derive odierne del jazz più libero.


Maniscalco chiama per questo lavoro tre musicisti con cui ha diviso con assiduità il palco e con cui trova una evidente convergenza di intenti. Insieme a Dan Kinzelman, Paolo Biasi e Karsten Lipp forma infatti un quartetto rivolto ad esplorare visioni delle avanguardie diverse fra loro e per il modo di confrontarle con la tradizione del jazz. Maniscalco porta la batteria in prima fila – sicuramente più avanti rispetto alle posizioni solitamente affidate ai tamburi – con un interesse precipuo per i colori e i timbri delle percussioni e per il dialogo con gli altri strumenti. Lipp e Biasi virano le loro linee verso un terreno elettrico e verso coordinate europee, facendo una particolare sintesi tra attitudine melodica e ricerca di linee non tradizionali. Kinzelman dal canto suo è il più tradizionale dei quattro – vuoi per il suono profondo del tenore e per il suo sviluppo stilistico – ma da musicista curioso per le combinazioni stilistiche e affamato di stimoli espressivi applica con trasporto il suo lato più “sperimentale” al dialogo con gli altri componenti della formazione.


Slow Band è un lavoro che non cerca il compromesso, anche a costo di rimanere meno leggibile in alcuni passaggi. Se nelle otto tracce trovano posto anche richiami alla tradizione utili come snodi e punti di incontro sia tra i quattro musicisti che con l’ascoltatore, Maniscalco mette al centro del discorso un intreccio particolare di melodia e libertà: le linee dei quattro strumenti, spesso rarefatte, comunque pacate e mai eccessivamente urlate, si confrontano in un intrico libero da schemi armonici e rivolto fondamentalmente alla creazione di atmosfere. I brani di Slow Band si possono pensare come quadri sonori, nati dall’incontro e dallo scontro delle linee melodiche, piuttosto che come composizioni dall’andamento consueto: improvvisazioni in studio, libere di avvicinarsi di volta in volta a riff o a costruzioni ritmiche più definite, ma sempre mirate alla combinazione tra i suoni e ai risultati emotivi, espressivi e narrativi del confronto – frastagliato e coloristico, libero e malinconico – delle voci di Maniscalco, Kinzelman, Lipp e Biasi.