Giovanni Mazzarino Quartet – In Sicilia, una Suite

Giovanni Mazzarino Quartet - In Sicilia, una Suite

Jazzy Record – JR0004 – 2011




Giovanni Mazzarino: pianoforte

Max Ionata: sassofoni

Rosario Bonaccorso: contrabbasso

Nicola Angelucci: batteria, percussioni






La nuova opera di Giovanni Mazzarino risalta subito agli occhi perché contornata da una veste grafica che riflette tutta la cura per i dettagli e la ricerca stilistica sulla quale si fondano queste musiche.


A fare da contraltare ai brani, infatti, è presente all’interno del disco un vero e proprio booklet fotografico ad opera di Pino Ninfa, nel quale ritroviamo, in un prezioso bianco e nero, tutta la Sicilia evocata dal titolo dell’opera: il mare, le passeggiate, i dettagli domestici e gli scorci cittadini, quotidiani e non. Il punto di forza del disco è la scrittura dei brani, alcuni di stampo prettamente pianistico, altri più variamente declinati, ma sempre costruiti con una particolare attenzione alla melodia, di orientamento spiccatamente europeo/classico. Ogni composizione porta il nome di una località siciliana, in un itinerario musicale che alterna chiari e scuri, momenti di tensione e momenti più riflessivi, accomunati invero da una raffinata propensione alla cantabilità scevra da intellettualismi armonici che risulterebbero fuori luogo in un contesto del genere.


Dunque una musica strettamente aderente alla concezione tonale della scrittura e dell’improvvisazione, nella quale le due parti hanno lo stesso peso. Mazzarino si dimostra ancora una volta pianista raffinato e dotato di una dizione limpidissima, terrena, una voce misurata, melodicamente piena, sorretto dal discreto e magistrale pulsare del contrabbasso di Rosario Bonaccorso e dal variegato drumming di Nicola Angelucci. Ma la parte del leone è interpretata impavidamente dal sax (tenore e soprano) di Max Ionata, protagonista di una prestazione magistrale, costante in tutti i brani; le sue linee melodiche sono fluide e suonano benissimo anche nei passaggi più ardui proposti da Mazzarino, sviluppando idee complesse come fossero semplicissime. I modelli a monte di queste esecuzioni sono sicuramente i grandi pianisti della tradizione jazzistica (vengono in mente Bill Evans e il Michel Petrucciani più drammatico), ma forte è l’influsso mediterraneo nelle scale (Marzamemi) e nella voglia di “suonare italiano”. L’incedere della tracklist è relativamente omogeneo e il tono generale del disco è piano e armonioso, trovando i soli momenti di concitazione in Stromboli e Taormina, e la sintesi di tutte le emozioni proposte in Piazza.


Un’opera di pregio che ben si iscrive nel panorama italiano e che lascia nelle orecchie un raro sapore meridionale, come quello forte delle sarde o del Nero D’Avola.