Daniela D’Ercole – The peacocks

Daniela D'Ercole - The peacocks

YVP Music – 2008




Daniela D’Ercole: voce

Ettore Carucci: pianoforte

Giuseppe Bassi: contrabbasso

Marcello Nisi: batteria

Jed Levy: sassofoni, flauto





Raffinatezza e buon gusto, sono le impressioni che rimangono dopo l’ascolto di The peacocks, primo e purtroppo ultimo album di Daniela D’Ercole.
La notizia della scomparsa della cantante pugliese avvenuta a New York, di cui si parla ampiamente a parte, non si può certo ignorare mentre si scrive e si pensa la recensione, pur volendo alienarsi dall’incombente retorica celebrativa. Per quanto si provi a rimanerne distaccati, il coinvolgimento emotivo è difficile da dominare. Specialmente quando all’ascolto della terza canzone, Broadway, il pensiero torna inevitabilmente al dato di cronaca e alla beffarda sorte.


Va detto che Daniela D’Ercole aveva una voce molto educata e controllata, certamente forte della discendenza familiare (il padre era cantante di R&B) e di studi profondi in campo classico e indubbiamente anche di frequentazioni nell’ambito Pop.


L’originalità del progetto The peacocks sta infatti nella scelta mai banale dell’interpretazione di classici. Come nel caso dell’ellingtoniano Caravan, intrapreso su un ritmo insolitamente lentissimo, per proseguire con scattanti sortite. L’uso della voce di Daniela fa riferimento alle grandi del passato, come Ella Fitzgerald, anche se manca, ovviamente, la profondità del tono e l’estensione scalare verso l’acuto. Ma chi potrebbe mai paragonarsi, ancora oggi, alla grande Ella?


Daniela aveva la stoffa per diventare una “Lady” del Jazz ed era guidata molto bene. L’inserimento nel contesto di un gruppo rodato, dove spiccano il pianista Ettore Carucci al piano, Giuseppe Bassi al contrabbasso e Marcello Nisi alla batteria, ha giocato una parte basilare nel debutto discografico. Come pure l’innesto come “guest”, del sassofonista e flautista Jed Levy: ennesimo tassello di una registrazione quasi perfetta.


Daniela appare molto a suo agio nelle ballad, interpretate con flessuosità e pathos. Proprio The peacocks, il brano che dà il titolo al CD, esalta le doti emozionali della cantante, ottimamente supportata dagli assolo magistrali di Carucci e Levy. Mai una sbavatura per Daniela. Anche in situazioni più easy come Sailing, dimostra garbo e cura dei particolari. Speak low, Recordame e Nature boy, riportano il climax nel jazz più schietto e ortodosso, nel quale indubbiamente si ritrovano tutti con una complice perfezione. Professionalità al servizio dell’emozione, potremmo definire l’intero disco.


Nessuno potrà più dire se Daniela D’Ercole sarebbe diventata davvero una first lady della canzone, come Lew Tabackin lascia intendere in una dichiarazione. Impossibile fare una previsione così pomposa a un’incisione d’esordio, se non come augurio. Tuttavia, ripeto, senza alcuna retorica, la voce di Daniela D’Ercole ci rimarrà impressa come un autentico dono che il Jazz ha voluto regalare a noi appassionati e alla Musica intera. Per strapparcelo subito dopo, per quei misteri imperscrutabili della vita.



Nota a margine: Il disco, pur essendo stato pubblicato qualche anno fa, era giunto in redazione solamente quest’estate. E, di conseguenza, era stato assegnato per la recensione in una riunione di redazione avvenuta in occasione del concerto di Wynton Marsalis al Pescara Jazz Festival. È davvero stridente ricordare, ora, tempi e modalità di un confronto – ricco di spunti e commenti positivi alla formazione e alla scelta dei brani presente nel disco – tra amici e collaboratori, dopo la vicenda triste e del tutto inattesa che ha concluso la vita di Daniela D’Ercole. – La redazione di Jazz Convention.