Stefano Battaglia Trio – The River of Anyder

Stefano Battaglia Trio - The River of Anyder

ECM Records – ECM 2151 – 2011





Stefano Battaglia: pianoforte

Salvatore Maiore: contrabbasso

Roberto Dani: batteria, percussioni






Una suite lunga e compatta. The river of Anyder prende le mosse da dieci composizioni di Stefano Battaglia: dieci brani, quasi ottanta minuti, per un ragionamento musicale a tre, libero dai vincoli di genere e, in molti passaggi, dalle dinamiche usuali del piano trio jazz. Conversazione aperta, dunque, tra improvvisatori attenti a linguaggi diversi e alle implicazioni del suono.


Il disco ha un passo riflessivo, ieratico in alcuni passaggi, soprattutto dove Battaglia utilizza ripetizioni e strutture circolari, sospeso quando i musicisti lasciano respirare gli echi degli strumenti e danno modo al movimento, al gesto che produce il suono, di compiersi senza fretta. La scrittura prevede l’inserimento di accenti differenti – dalle tradizioni asiatiche alle melodie mediterranee e italiane, ai silenzi – per sfruttare in maniera ampia il vocabolario proprio del trio. Il tutto viene poi contenuto in una cornice predisposta dall’introduzione di Minas Tirith e dalla conclusiva Anywhere Song, “frammenti” simili e entrambi rivolti a preparare l’ingresso e l’uscita dalle tracce del disco, sia per l’ascoltatore che per i musicisti.


La scrittura unisce in profondità, da una parte, la dimensione intellettuale e i suoi riferimenti colti, il pensiero del compositore, e dall’altra il legame con le tradizioni e la forza intima, viscerale di alcuni passaggi – come ad esempio nella parte finale del tema di Ararat Dance o in generale il lavoro effettuato al contrabbasso da Salvatore Maiore – e in questo modo crea un equilibrio sempre efficace tra melodia e improvvisazione, tra canto e sperimentazione.


Il suono – catturato in maniera superba da Stefano Amerio a Lugano, nell’Auditorium della Radiotelevisione della Svizzera Italiana – riflette uno degli spunti più interessanti e importanti del lavoro. The river of Anyder è un disco dove Battaglia coglie il respiro della propria musica: come si diceva in precedenza, si possono visualizzare i gesti degli interpreti, si può avvertire come, nota dopo nota, i musicisti attendano l’effetto delle frasi e dei suoni, di come ogni singola frase venga soppesata nel discorso.


Il riferimento a luoghi mitici, fantastici o, per quanto reali, trasfigurati da leggende e storie millenarie, i passi scelti e riportati nel booklet del disco aggiungono alle atmosfere della musica del trio un lirico senso di atemporalità: la suite esce così, ancora di più, dalle categorie solitamente utilizzate per catalogare e definire la musica. Anyder è il fiume che scorre nella terra di Utopia, immaginata da Tommaso Moro: al passo del filosofo inglese si aggiungono pagine tratte da Rimbaud e Jalal ad-Din Rumi, da Francis Bacon e Hildegard von Binden, mentre mancano passaggi da Tolkien e Buzzati, relativi rispettivamente a Minas Tirith e Anagoor.


The river of Anyder affascina con i suoi svariati riferimenti e con la sintesi operata da Battaglia, capace di raccontare con gli elementi provenienti dalle tradizioni e con gli strumenti che compongono una delle formazioni più utilizzate nella storia del jazz, vale a dire il piano trio, una nuova storia, personale e profonda.