Wide Sound – WS191 – 2011
Angelo Valori: direzione, composizione
Loredana Di Giovanni: voce
Manuel Trabucco: sassofoni
Angelo Trabucco: pianoforte
Danilo Di Paolonicola: organetto, fisarmonica
Maurizio Rolli: contrabbasso
Roberto Desiderio: batteria, percussioni
Javier Girotto: sax
Michele Rabbia: percussioni
Diana Torto: voce
Mauro De Federicis: chitarre
Un disco importante e impegnativo questo di Angelo Valori. L’agire del pianista e compositore abruzzese è sempre stato rivolto alla ricerca, alla riscoperta e valorizzazione delle musiche “popolari” e tradizionali riviste attraverso canoni che si rifanno al jazz ed alle sonorità mediterranee, diremmo a volte anche world. Valori riprende quelle che sono le musiche e le atmosfere della tradizione musicale abruzzese, legate per molti aspetti all’emigrazione e in particolare alla diaspora americana, in senso lato, a cui è stata sottoposta quella terra e tutto il meridione italiano in generale. Sono pezzi popolari riportati alla luce di una nuova modernità, come Addje, Addije, Amore, Mare Maje, Scura Maje e Scura Maje, tutte e tre interpretate dalla splendida e intensa voce di Loredana Di Giovanni. L’apporto di Valori sta negli arrangiamenti efficaci, ricchi di colori e sfumature, così come dovrebbe essere questa musica. Gli sono vicini il M.Edit Ensemble, una formazione composta da alcuni dei migliori musicisti abruzzesi e un cast di ospiti d’eccezione come l’argentino Javier Girotto, la cantante Diana Torto, il virtuoso Mauro De Federicis alle chitarre e il percussionista Michele Rabbia. Il Caffè dalle Americhe, si diceva, è un disco che pesca nel repertorio popolare delle musiche “immigrate”, ma attinge anche nell’immaginazione e nella creazione di momenti e fotografie che possono essere stati la quotidianità degli immigrati abruzzesi. Valori si è calato in quegli squarci di tempo, ha visionato quelle foto sbiadite, dando vita a composizioni suggestive ed evocative come la Canzone di Porto, la triste e nostalgica Haba-Nera, il tango colorato di Abbi Fede, che sembra un viaggio attraverso l’Argentina dai mille rivoli sonori, la New York jazzata di Pape’ Song, contrappuntata dalla voce recitante di Diana Torto e l’onirica e incantata Pensiero triste che si balla, finemente cesellata dal sax e dagli spunti e dai monologhi puntuali del pianoforte. In questi brani come in quelli popolari è sempre il jazz a fare da filtro e collante nello stesso tempo. È il filo rosso che lega le tante musiche e culture che compongono Il Caffè dalle Americhe. Per finire, un flash back, una Quadriglia sospesa a metà tempo, tra passato e presente, tra popolare e jazz, chiude doverosamente un disco che non è solo musica, ma è soprattutto un nostalgico e immaginato cine racconto.