Trio Cappelletti/Massaria/Maneri – The Edge of Becoming

Trio Cappelletti/Massaria/Maneri - The Edge of Becoming

No Flight Records – NFR S03 – 2011




Arrigo Cappelletti: pianoforte

Andrea Massaria: chitarra elettrica

Mat Maneri: viola






Dominata in apertura dalle note ferme e scampananti emergenti dai tasti bianconeri di Arrigo Cappelletti, The Edge of Becoming (registrato live all’Iseo Jazz Festival ) è un’incisione che non velleitariamente si e c’interroga su aspetti meno comunemente intesi della libertà e creatività in musica, prendendo apertamente le distanze formali dalle quote di “violenza espressiva” e praticando piuttosto, di quelle forme, gli “ambiti di assoluto rigore lirico, essenziali e perfino rarefatti”. In gioco nell’operazione il chitarrista Andrea Massaria, di forte formazione fusion ed evidenti aperture avant-garde, la viola di Mat Maneri, intensamente richiesto da corposi jazzmen dell’area semi-ortodossa quali l’ultimo Paul Motian, Craig Taborn o Tom Rainey, e certamente da personalità più “sperimentanti”, vedansi Marilyn Crispell, Joëlle Léandre o Tim Berne (fra i tantissimi), nonché il promotore pianista Arrigo Cappelletti, il cui approccio speculativo e teoretico va palesandosi anche nell’attività di saggista, e che nelle sue visioni mantiene un filone che, incrociando personalità quali John Lewis, Lennie Tristano o Bill Evans, tiene in notevole conto le direzioni e i segni impressi dal grandemente ammirato Paul Bley.


Iterazioni pianistiche levigate in apertura di The Edge of Becoming, sorvolate dalle angolose arcate di una viola in libertà dal suo tipico respiro e dalla sua classica fraseologia, fiancheggiate dai clusters ora “graziosi” ora rapidamente incombenti della chitarra elettrica via via in dilatazione: si configura una trigonometria timbrico-spettrale piuttosto insolita dunque per un ristretto ensemble che s’immette con dita e orecchie decise nel flusso di un’ispirazione mutua e auscultante.


Sulle prime più distesa e rasserenante, la dilatata Eteronimi appare, con modalità più calzanti, voler riprendere la lezione del citato Paul Bley dichiaratamente così fondante per il pianismo e le ispirazioni di Cappelletti nonché per la sua “scelta di muoversi nella direzione della sobrietà espressiva, della riflessione, del dialogo ardito, ma al tempo stesso sofisticato”.


La ritmica sincopata e le difficili sensualità spiazzanti di Tanghedia, così come le ariosità d’anima classica e al contempo fuorvianti di Isafyordur o le declamazioni antifonali di Between B and B, la conclusiva ripresa da Carla Bley (Olhos de Gato & Batterie), alimentata lungo inflessioni oblique e tiratissime, palesano ed espongono gli intenti di una formazione non vaporosa né estemporanea di marcare il terreno già più che variamente percorso della forma “liberata” mirando ad alternative e fresche geometrie.


Voce più esplicitamente solistica, lo strumento ad arco e quattro corde contraltistiche di Mat Maneri giunge, delle sue fraseologie, ad esplicitare espressioni “altre” per forme e istinto, incrociando in ampia alternanza la chitarra di Andrea Massaria, molto imbevuta di corposità acquatiche e sensibilità notturna, più rarefatta nelle sue espressioni rumoristiche, peraltro non dominanti rispetto ad un più generale impianto di forti alonatura e armonizzazione condivise col pianoforte, che non si erge a protagonista ma detiene grazia e corpo adeguati ad incanalare l’istantanea evoluzione del triangolato, alterno e non-prevedibile dialogo.


Schizzo istantaneo e calligrafia, vena lirica e sobrietà d’impatto impressionista per un’esperienza che non teme di fronteggiare l’incresparsi e la dissoluzione della forma, né la genesi di sorprese senz’artifici.