Reggio Top Jazz Festival – Reggio Calabria, 3-6.6.2009

Foto: Stefano Costantino





Approdato alla sua seconda edizione, il Reggio Top Jazz Festival, ha raccolto come nelle intenzioni dell’apprezzabile programma, il meglio del jazz italiano dell’anno 2008. Il cartellone rappresenta infatti la “costola” finale dei risultati emersi dal referendum omonimo indetto dalla rivista Musica Jazz. Quest’ultima, da ben ventisei anni invita giornalisti, critici ed esperti di tutta Italia (sono circa sessanta) a stilare una “graduatoria” del tutto soggettiva che rappresenti le varie categorie strumentali nonché della produzione discografica italiana dell’anno trascorso (sino al 2007 si votava anche per gli stranieri).


Articolatosi in cinque serate, il cartellone si è aperto con il quintetto capitanato dal pianista Franco D’Andrea (“premio Pino Candini” come miglior musicista dell’anno condiviso ex æquo col collega Enrico Pieranunzi).


Omaggi ad Ellington, Monk e a Coltrane (da citare Caravan e la splendida Naima), hanno contrassegnato l’esibizione di un D’Andrea come sempre in forma smagliante, prodigatosi in lunghe e affascinanti suite espresse da un quintetto affiatatissimo che ha emozionato non poco per trascinante verve e poliedrici interscambi.


La formazione era completa da Fabrizio Bosso e Zeno De Rossi nonché da due vincitori della categoria “strumentista dell’anno”: Gianluca Petrella per la categoria ottoni e Daniele D’Agaro vincitore per la seconda volta consecutiva nella sezione ance.


Notevole e intrigante anche l’esibizione della Lydian Sound Orchestra diretta da Riccardo Brazzale vincitore questi, nella categoria “compositore/arrangiatore dell’anno”. Vent’anni di gloriosa attività e otto lavori discografici pubblicati hanno confermato lo stato di grazia di una delle formazioni italiane più qualificate della penisola la quale raccoglie in sezione elementi come Pietro Tonolo, Rossano Emili, Robert Bonisolo, Paolo Birro, Kyle Gregory e Mauro Beggio.


Affermatasi meritatamente come “strumentista dell’anno” (categoria voce), Maria Pia De Vito ha incantato la platea reggina in un concerto condiviso sul palco col pianista gallese Huw Warren col quale ha inciso l’intrigante progetto “Dialektos”. Atmosfere placide ed eteree, sperimentazione elettronica, omaggi alla musica colta brasiliana, eccezionale vocalità della cantante partenopea hanno contrassegnato lo splendido concerto della De Vito in una girandola di emozioni culminate con gli ultimi due brani che hanno visto ospitare il clarinettista perugino Gabriele Mirabassi. Quest’ultimo, vincitore nella categoria “disco dell’anno” (premio Arrigo Polillo), si è poi esibito assieme al suo quartetto che comprendeva il chitarrista sardo Peo Alfonsi, il contrabbassista Salvatore Maiore e, alle percussioni, Francesco D’Auria. Le musiche, spesso tratte dal bel cd “Canto di Ebano” (Egea), vagavano indisturbate tra lo choro brasiliano e piccoli quadretti fatti di bellissime melodie – eterogenee nella loro fresca duttilità – in una miscellanea di colori mediterranei, kletzmer, blues e classicismo fiabesco davvero prezioso e senza tempo.


Strumentista dell’anno (categoria basso/batteria) il contrabbassista toscano Giovanni Tommaso ha portato sul palco del Teatro Cilea la sua band Apogeo, una sorta di versione attualizzata dei Perigeo, storica formazione di jazz elettrico degli anni Settanta. Una formula moderna, dinamica ma che teneva conto di melodie interessanti con un supporto armonico fresco e coinvolgente ha contrassegnato lo spettro compositivo di Tommaso accompagnato dal granitico drummer Anthony Pinciotti, dal sassofonista Daniele Scannapieco (sempre energico e possente nei suoi impeccabili interventi), dal bel suono del chitarrista Alberto Parmigiani e dal pianista Claudio Filippini, oramai indiscussa realtà del pianismo italiano.


Altro pianista cha ha raccolto lunghi applausi e consenso unanime dalla platea reggina è stato Livio Minafra, giovanissimo figlio d’arte del noto trombettista Pino. Al Top Jazz in veste di “miglior nuovo talento”, Minafra ha condotto in solitudine un concerto equilibrato, quasi perfetto, ricco di riferimenti alla musica improvvisata (ma anche al Novecento europeo, sia per melodia che per modernità espressiva), in linea col suo nuovo secondo lavoro “La Fiamma e il Cristallo” (pubblicato per la Enja Records).


In un concerto intimo ma sfavillante di improvvisazione colta e complessa, si è poi esibito il duo inscenato da Antonello Salis (strumentista dell’anno, categoria tastiere, pianoforte, fisarmonica) e Michel Godard alla tuba mentre come formazione dell’anno la palma è toccata al poliedrico gruppo dei Quintorigo che ha portato a Reggio Calabria l’acclamato progetto “Play Mingus”.


Fuori dal referendum dedicato ai jazzisti italiani apprezzatissimi dal pubblico cha ha gremito il teatro in ogni ordine di posti, sono stati infine i concerti della formazione di Rabih Abou-Kalil con il suo “Fado Project” ed il quartetto della cantante israeliana Noa la quale ha raccolto come si poteva immaginare la meritata ovazione dell’entusiasta pubblico calabrese.