Jazz-a-Record.
I dischi che hanno fatto la storia del jazz raccontati da Jazz Convention.
a cura di Fabio Ciminiera
Nel corso delle interviste, delle recensioni o degli articoli, vengono citati spesso alcuni titoli come dischi fondamentali per la storia del jazz e per lo sviluppo del linguaggio dei protagonisti.
In alcuni casi si tratta di lavori celeberrimi e giustamente celebrati. Questo porta a pensare che tutti sappiano di cosa si stia parlando e a non sottolineare a dovere l’importanza di quell’opera. Il discorso poi si sviluppa in un’altra direzione per tornare ai progetti del musicista o dell’operatore intervistato. E, a quel punto, il lettore che per caso non ha mai ascoltato il disco in questione rimane senza punti d’appoggio.
Molti di questi dischi godono di una letteratura di saggi e scritti di approfondimento ben fatti: basti pensare ai volumi dedicati da Ashley Kahn a Kind of Blue e ad A Love Supreme.
Jazz-a-Record è una serie di brevi pillole informative su alcuni capolavori del jazz: dischi imprescindibili in ogni discoteca, anche nelle più scarne, raccontati in maniera veloce ed esaustiva. Una linea tracciata nel pantheon del jazz: non tanto una guida all’ascolto, quanto uno strumento efficace per orientarsi attraverso le ispirazioni e i punti di riferimento dei musicisti di oggi.
Jazz-a-record #1: Miles Davis, Kind of Blue
Jazz-a-record #2: The Quintet, Jazz at Massey Hall
Jazz-a-record #3: Keith Jarrett, The Koln Concert
Jazz-a-record #4: Esbjorn Svensson Trio, Strange place for snow
Jazz-a-record #5: Ornette Coleman Double Quartet, Free Jazz
Jazz-a-record #6: Charles Mingus, Mingus Ah Um
Jazz-a-record #7: John Coltrane, A Love Supreme
Jazz-a-record #8: Pat Metheny Group, Pat Metheny Group
Jazz-a-record #9: Stan Getz & Joao Gilberto, Getz/Gilberto
Jazz-a-record #10: Sonny Rollins, Saxophone Colossus
Jazz-a-record #11: Duke Ellington, Anatomy of a murder
Jazz-a-record #12: Miles Davis, Birth of the Cool