Foto: Fabio Ciminiera
Buika e Marcus Miller all’Auditorium Parco della Musica di Roma
Buika. Roma, Auditorium Parco della Musica. 27 marzo 2012.
Marcus Miller . Roma, Auditorium Parco della Musica. 26 aprile 2012.
Buika: voce
Ivan “Melon” Lewis: pianoforte
Antonio Cuenca: basso elettrico
Carlos Sarduy: congas, tromba
Ramon Porrina: cajon flamenco
Horacio “el Negro” Hernandez: batteria
Marcus Miller: basso elettrico, clarinetto basso
Alex Han: sax contralto, sax soprano
Maurice Brown: tromba
Adam Agati: chitarra
Kris Bowers: pianoforte
Louis Cato: batteria
Due gli eventi particolarmente attesi caratterizzano il cartellone jazz dell’Auditorium tra la fine di marzo e la metà di aprile. Il 27 marzo sbarca a Roma la cantante spagnola Concha Buika per la seconda ed ultima tappa della sua breve tournèe italiana. Nonostante la giovane età, Buika è già una delle più autorevoli voci della musica latino-americana, in quella terra musicale di mezzo in cui confluiscono flamenco, soul, hip hop, jazz e musica africana. L’occasione è la presentazione del suo ultimo lavoro registrato con il pianista cubano Chico Valdes in omaggio ai novant’anni della leggenda della canzone messicana Chavela Vargas. Sul palco non è presente Valdes ma un quintetto di primissimo livello, corposo e robusto soprattutto nella ritmica in cui spicca una delle più riconoscibili figure della batteria mondiale, il cubano Horacio “el Negro” Hernandez. L’ensemble è completato da ben due percussionisti, tra cui Ramo Porrina al tradizionale cajon flamenco, dal preciso Antonio Cuenca al basso elettrico e dal talentuoso e sofisticato Ivan “Melon” Lewis.
L’ingresso in grande stile, con la elegantissima cantante maiorchina accompagnata dal solo ritmo delle percussioni, fa presagire ad uno show curato nei minimi dettagli anche da un punto di vista scenografico. La voce roca e sensuale di Buika è subito protagonista in un inizio dai ritmi lenti e suadenti. Con l’entrata in scena degli altri componenti la musica prende vitalità in un mix di musica nera e flamenco davvero coinvolgente. Buika è brava e generosa sfruttando appieno il talento dei suoi compagni di palco sia in duetti improvvisati e sia nel concedere loro lo spazio che meritano in un latin jazz di qualità dove spicca inevitabilmente il drumming efficace di un Hernandez superlativo. Uno spettacolo condito da ironia che conferma quanto di buono si era speso sul conto della cantante spagnola in uno show che rimane piacevole in tutta la sua durata.
Il 26 aprile è invece di scena un pezzo da novanta della storia del jazz, il bassista americano Marcus Miller, anche lui in tournèe mondiale per presentare la sua ultima fatica di prossima uscita “Renaissance”. Dopo l’ultimo tour che l’ha visto protagonista insieme a Herbie Hancock e Wayne Shorter sui palchi di mezzo mondo, il musicista di Brooklyn ha deciso di rimettersi in discussione e puntare su un gruppo di giovani talenti davvero convincenti, dimostrando ancora una volta tutta la sua fama di talent scout. La formazione è un sestetto acustico classico con i brillanti Alex Han ai sassofoni e Maurice Brown alla tromba, il puntuale Adam Agati alla chitarra, Kris Bowers al piano e un potente Louis Cato alla batteria. Miller è il classico musicista consapevole delle sue qualità fuori dal comune anche da un punto squisitamente tecnico e che non fa nulla per nasconderlo prendendosi la ribalta tutta per sé, ma è un raro esempio che nonostante tutto se lo possa realmente permettere senza risultare alla fine stucchevole grazie ad uno spiccato gusto. L’ingresso è da vera star, frutto anche della lezione di anni passati a fianco di un altro divo come Miles Davis, e la gigantografia che campeggia sopra il palco ne è l’esempio. Con l’inconfondibile cappello che l’accompagna in ogni sua apparizione, abbracciato il suo amato strumento Miller inizia con il suo martellante groove a colpi di slap a dare brio ad una formazione che si è splendidamente modellato intorno al suo strumento. Tante sono le anime infatti che la compongono: i fiati hanno un colore moderno più jazz, il piano si mantiene su cadenze blues e batteria e chitarra si tingono di rock, amalgamati dagli accenti funky di un Miller in stato di grazia. I lunghi brani consentono ampia libertà di movimento ad ognuno dei protagonisti guidati dal leader attento ad ogni particolare. I primi brani sono tratti dell’ultimo lavoro e dunque inediti ma comunque di ascolto immediato: Miller si muove armonicamente in maniera elementare privilegiando come suo solito l’effetto più percussivo del suo strumento con colpi di slap davvero taglienti e una rapidità d’esecuzione che mette i brividi, supportato non da meno dai vari soli di una band virtuosa ma efficace in qualsiasi contesto. Con il moderno funk di Mr. Clean di Freddy Hubbard, Miller inizia a rileggere i suoi classici in cui non potevano non trovare posto i suoi classici Blast! e la conclusiva Tutu, marchi indelebili di una carriera da incorniciare e che suggellano un concerto di assoluto valore che non ha certo deluso ma anzi entusiasmato una gremita sala Sinopoli.