Riccardo Fioravanti Trio + Trumpets – Coltrane Project

Riccardo Fioravanti Trio + Trumpets - Coltrane Project

Abeat Records – ABJZ 106 – 2012




Riccardo Fioravanti: contrabbasso

Andrea Dulbecco: vibreafono, marimba

Bebo Ferra: chitarra acustica

Fabrizio Bosso: tromba, flicorno

Giovanni Falzone: tromba

Dino Rubino: tromba, flicorno






Affrontare il repertorio di John Coltrane è un’impresa di grande impegno e dalle potenzialità pressoché infinite, sia in senso positivo in quanto musica ricca di risvolti e chiavi interpretative, quanto in senso negativo, per la grandezza del personaggio. Innanzitutto, quindi, va dato atto a Riccardo Fioravanti di essersi spinto in un territorio difficile da attraversare e, inoltre, come vedremo anche in seguito, di aver scelto brani provenienti da periodi diversi del sassofonista.


Una volta presa questa decisione, il secondo nodo da sciogliere viene dalla composizione di un organico tale da soddisfare e rilanciare la scelta del leader. Se, infatti, l’idea fosse venuta ad un sassofonista, mettersi a confronto con i passi del gigante sarebbe stata la naturale prosecuzione dell’idea di partenza. Se, invece, come in questo caso, il leader suona un altro strumento chiedere ad un sassofonista di risolvere il confronto con Coltrane sarebbe stato davvero improbo. E Fioravanti riconosce e affronta questo punto con due buone intuizioni, anzi tre. Si affida in primo luogo ad una base armonica affiatata e particolare, vale a dire il duo formato da Bebo Ferra e Andrea Dulbecco, con i quali ha una sua consuetudine proveniente da diverse collaborazioni e in particolare il precedente Bill Evans Project, pubblicato in trio nel 2005. L’altra carta vincente è sparigliare le carte e affidare la voce del gruppo alla tromba e, punto ulteriore, allargare lo spettro con la scelta di tre interpreti diversi come Giovanni Falzone, Dino Rubino e Fabrizio Bosso, in ordine di apparizione.


Fioravanti mette in luce la centralità delle melodie e la linearità della musica di Coltrane. Il senso del blues, la forte propulsione allo swing, i punti in cui il linguaggio del sassofonista si manifesta come evoluzione piuttosto che come distacco dalle esperienze che lo avevano preceduto. La scelta dei brani parte da Moment’s Notice, tratto da Blue Train del 1957, per arrivare a Acknowledgement e Resolution, presenti in A love supreme, registrato nel dicembre del 1964. All’interno di questo lasso temporale – breve, ma estremamente importante e significativo nella carriera di Coltrane – sono gli altri brani scelti: dal 1960 provengono Equinox e Central Park West (tratti da Coltrane’s Sound), Cousin Mary e Mr. P.C. (presenti in Giant Steps), Fifth House, registrato in Coltrane Jazz, e Mr. Syms ripreso da Coltrane Plays the Blues, mentre Impressions dall’omonimo disco del 1963.


Un periodo di passaggio per Coltrane: da prezioso sideman diventa leader e comincia a percorrere la propria strada e a disegnare la sintesi tra sperimentazione, spiritualità, attenzione alle derive modali e alle influenze orientali e grande senso del blues che culminerà in A Love Supreme, capolavoro di senso, visione estetica, concisione, nei suoi trentatre minuti complessivi, e maturità espressiva.


Ai brani di Coltrane, si affiancano tre composizioni originali del trio: Descent di Dulbecco, Gentle Giant Steps di Ferra e Blue Trane Bossa di Fioravanti. Tre omaggi ad altrettanti brani del sassofonista nel titolo e nelle motivazioni. Se il brano del vibrafonista è l’episodio più aperto e informale del lavoro e guarda alle atmosfere di Crescent album del 1964, il tema composto da Ferra rappresenta una variazione sul tema e sulle armonie del riferimento coltraniano, affidato a uno sviluppo a quattro voci. Fioravanti invece fa incontrare la melodia di Kenny Dorham con una tipica progressione armonica coltraniana. Per quanto, infine, Acknowledgement sia una composizione coltraniana, Fioravanti si ritaglia un momento importante e apre il disco con una breve rivisitazione per solo contrabbasso del brano forse più celebre e celebrato del sassofonista.


Ripensare Coltrane a quarantacinque anni dalla sua scomparsa e, praticamente, a cinquant’anni circa dalla composizione dei brani presi in esame: il senso dell’operazione di Fioravanti è nel rileggere in una maniera personale, diversa dal punto per quanto riguarda i suoni e concentrata, come si diceva prima, sugli aspetti melodici della sua produzione. La prospettiva differente e le scelte particolari diventano le chiavi per entrare con la propria chiave nel mondo molteplice di uno dei più grandi interpreti e compositori della storia del jazz grazie all’equilibrio tra i vari tasselli e all’affiatamento tra i musicisti.


Il nucleo agile del trio rende possibili molte delle linee tracciate dal contrabbassista: lo scambio di ruoli tra Ferra, Dulbecco e Fioravanti offre un supporto multiforme ai vari solisti – dal contrappunto all’incrocio delle linee melodiche fino alla gestione più canonica degli accordi – e la delicatezza necessaria, offerta dai suoni di chitarra e vibrafono e dall’assenza della batteria, pone l’accento sulle melodie e a smarca la formazione dal suono normalmente associato al quartetto di Coltrane.