Slideshow. Papik

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Slideshow. Papik.


Jazz Convention: Così, a bruciapelo puoi parlarci del tuo nuovo lavoro discografico?


Papik: A differenza del primo “Rhythm of life”,”Music inside”è un disco piu ragionato,piu suonato e groovoso. I brani si avvicinano più al pop che al jazz.



JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?


Papik: Non ho un ricordo in particolare, posso dirti che il primo 45giri che comprai fu “La vita l’è bela” di Cochi e Renato (ride – n.d.r.).



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare un musicista?


Papik: È stato un processo naturale, ci sono cascato dentro.



JC: Ha ancora un significato oggi la parola musica?


Papik: La mia potrebbe essere una risposta scontata: sì, nonostante oggi sia prettamente legata alla tv, vedi i talent show. Prima o poi la si riporterà al suo giusto senso



JC: Come definiresti la tua musica? pop? nujazz? lounge? o altro ancora?


Papik: Come dicevo prima in questo nuovo lavoro prevalgono le sonorità pop, comunque tra quelle che hai citato direi nujazz



JC: Ma cos’è per te suonare?


Papik: Tutto, anche se il mio lavoro è più in studio di registrazione e di composizione. Ultimamente con le date al Blue Note di Tokyo ho ritrovato la voglia di fare live. E’ stato fantastico!



JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla tua musica?


Papik: La musica riflette lo stato d’animo sia quando suoni che quando componi, di conseguenza dentro ci sono tutti i sentimenti umani, nessuno escluso.



JC: Come pensi che si evolverà la musica nel presente e nel futuro?


Papik: Ho detto varie volte che secondo me quello che doveva essere inventato è stato fatto. Ciclicamente vediamo ritorni al passato sia come sonorità che come modo di comporre e proporre musica. La differenza la farà lo stile e il suono dell’artista di turno.



JC: Tra i dischi che hai fatto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionato?


Papik: Sì ma purtroppo non è ancora edito. Un lavoro con la bravissima cantante Erika Scherlin voce che ricorda Carly Simon, sonorità pop americano. In futuro chissà che non riesca a trovargli una collocazione.



JC: E tra i dischi che hai ascoltato quale porteresti sull’isola deserta?


Papik: Ne cito tre fra i tanti: The nightfly di Donald Fagen e due The best of, rispettivamente di Burt Bacharach e di Ennio Morricone.



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?


Papik: Devo ripetermi: Morricone che secondo me è il compositore inarrivabile della seconda metà del secolo scorso, Bacharach al quale mi ispiro quando compongo. Frank Sinatra e Bobby Darin come cantanti, poi anche Stevie Wonder, Donald Fagen e gli Earth Wind & Fire, Miles Davis, Gino Vannelli



JC: Qual è per te il momento più bello della tua carriera di musicista?


Papik: Per ora sicuramente le date da tutto esaurito al mitico Blue Note di Tokyo. Sensazioni veramente memorabili.



JC: Quali sono i musicisti con cui ami collaborare?


Papik: Gli amici e collaboratori di sempre. I cantanti Alan Scaffardi e Ely Bruna, il trombettista Massimo Guerra, il sax di Fabio Tullio, il Bassista Pierpaolo Ranieri, il batterista Marco Rovinelli, il pianista Fabrizio Foggia e il percussionista Simone Talone. Questi sono i collaboratori piu stretti ma io amo collaborare anche con altri musicisti e cantanti, mi piace l’atmosfera che si crea.



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


Papik: Sto cominciando a pensare al nuovo cd di Ely Bruna ed ho in progetto una rivisitazione di brani bellissimi ma sconosciuti di Bruno Martino