Elisabetta Antonini – Women Next Door

Elisabetta Antonini - Women Next Door

Autoproduzione – 2011




Elisabetta Antonini: voce

Federica Michisanti: contrabbasso

Danielle Di Majo: sax alto

Gaia Possenti: pianoforte

Giorgio Cùscito: vibrafono






Anno di nuove attività, segnata da una doppia uscita discografica, per la romana Elisabetta Antonini, di cui aveva fatto sensazione l’uscita di Un minuto dopo (Koiné) che, a parte la qualità intrinseca dell’incisione, era stata accompagnata da un’interessante e seguita promozione concertistica, garanti sidemen di prim’ordine quali Kenny Wheeler e Paul McCandless.


A quest’album caratterizzato da un bilanciamento vivace e dinamico tra volumi strumentali e una vocalità accurata e catturante, completata da una piacevole sottolineatura del testo e un’immagine di teatralità maliziosa ma senza eccessi, succede il presente Women Next Door, ove la vocalist ha inteso evidentemente recuperare le radici con una distillazione di qualità, dedicando ai materiale della sua formazione un set particolarmente sentito ma esposto con più controllato equilibrio, e le cui minori effervescenze segnano particolarmente nelle prestazione vocale un rispettoso e distaccato, ma comunque partecipe omaggio.


Così, a parte i numerosi tributi ai più grossi nomi della Golden Age e auree discendenze (spazianti da Ella Fitzgerald a Charlie Haden, da Scott LaFaro e Chet Baker a Wayne Shorter), il programma (tuttora condotto regolarmente in concerto) trova un convincente incipit nella controllata sensualità (e azzarderemmo, con la gentile autorità) di Let’s live again, scorrendo una gamma di firme non immediate al pubblico generalista (a parte ovviamente Ellington, Cole, Silver) ma i materiali sono certamente “di formazione” così come il portato del corpus melodico: da I fall in love too easily a Over the rainbow il mestiere e la partecipazione di Eli Antonini, ormai definiti e forgiati, ne restituiscono un’immagine di classico vivo, ingentilita da coinvolgenti ondulazioni e mitigati ammiccamenti in una performance non poi così conformata “in rosa” almeno per quanto attiene agli impatti strumentali, anzi (e non ce ne voglia il simpatico polistrumentista) sarebbe ad ascrivere all’eterologo ospite Giorgio Cùscito la parte magari più femminile, sostenendo dalle sue lamine la timbrica più liquidamente cristallina dell’ensemble, conformato peraltro dalle uscite puntuali del sax alto di Danielle Di Majo; inoltre, l’abilità del piano di Gaia Possenti a conformarsi anche in uno stile d’antan, le dita da scricciolo di Federica Michisanti animano un basso regolare e corposo, ed il tutto sembra risuonare “In a mellow tone, that’s the way to live!”, secondo la simpatica citazione di Duke Ellington che ben inquadra lo spirito generale.


Packaging semplice ma non spartano, per questa piacevole auto-presentazione, che non è certo un banale “biglietto da visita” per una pregevole formazione, ma soprattutto per un’interprete che mantiene gradevole presenza per seduzioni misurate e soprattutto intelligente disciplina.