Lisa Manosperti – Where the West begins: Voicing Ornette Coleman

Lisa Manosperti - Where the West begins: Voicing Ornette Coleman

Dodicilune Dischi – Ed 289 CD – 2011




Lisa Manosperti: voce

Roberto Ottaviano: sassofoni

Domenico Caliri: chitarra elettrica

Giovanni Maier: contrabbasso

Zeno De Rossi: batteria






Sperimentazione, sberleffo colto e insofferente, senso del gioco: questi i più additabili tratti comuni a buona parte delle personalità operanti il ripensamento della forma jazz, e non calzerebbero male ad uno dei putativi genitori storici del free: tuttora attivo, e nemmeno si direbbe in disarmo o in forma minore, Ornette Coleman manifestò con estrema precocità l’intendimento di revisionare i concetti di composizione e armonia, sospingendo ulteriormente la progressione dello svincolamento del brano, già in atto, dai concetti di tonalità, esposizione, tema, refrain e così via, non mancando e non solo sulle prime, di suscitare perplessità e attacchi frontali anche di “diversamente orientati” spiriti liberi del suono afroamericano.


Ma tant’è. Storia era fatta e Free Jazz: a collective improvisation fu un calcio di punizione verso le retrovie, che nel 1960 divampò nella lacerante jam del suo doppio quartetto di assi, esasperante per protervia e timing, ma che certo delineava ben devianti nuovi percorsi.


Procedendo come trasversale protagonista del jazz “all’offensiva” fino ai giorni nostri, non si direbbe nemmeno dalle ultime produzioni che il grande Coleman sia stato immune dal tarlo del mettersi in discussione e comunque del procedere con volitive energie e (per quanto sui generis) coerenza.


Aspettative sulla carta piuttosto solide nei confronti di questo recente album-tributo, ad opera della vocalist Lisa Manosperti, già apprezzata protagonista di un’originale rivisitazione di Édith Piaf segnata da partecipazione immaginifica e arrangiamenti fortemente chiaroscurali e di tempra assai personale.


“Trovo che Ornette abbia scritto dei temi di una potenza e suggestione pari a quelli dei più celebrati songwriters americani: confrontarmi con il lirismo aperto o intrinseco delle sue melodie, con la logica ineluttabile delle sue soluzioni intervallari, è stato per me l’obiettivo centrale di questo lavoro”. Il proponimento di Manosperti denota con quale senso della Storia e focale tecnica sia stato abbordato il Caposcuola texano ed in ciò di particolare pertinenza e riuscita il reclutamento dei side-men: la chitarra ispirata e di fluente bizzarria di Domenico Caliri, il basso dalle agili movenze di rettile di Giovanni Maier, l’operosa e sfaccettata batteria dello “shellymanniano” gate-keeper, Zeno De Rossi (peraltro assai calzante in quanto il referenziale Manne fu partner colemaniano della prima ora), e menzione a parte per il disinvolto “sound-designer” Roberto Ottaviano, la cui timbrica chioccia e nasale e la fraseologia fluida e centrifuga ben s’adopra, più che alla personificazione, al “maquillage” storicistico e ad ampio ventaglio stilistico delle parti dell’avatar Coleman, oltre al punto peculiare dell’incisione, ossia il “voicing” e l’interfacciare gli storici temi con liriche originali.


Tracciando un’assortita compilation che spazia lungo quattro decadi, esordendo con le scanzonate acidità rhythm’n’blues degli esordi in Round Trip, le aspre e distillate declamazioni di Turnaround, gli spiritati ludi chitarristici di sostegno all’asciutto recitativo in Jayne, l’immersione nel fluviale proto-free di Fou Amour, i colori e i pigmenti del ben intessuto Latin Genetics, il lirismo di spessore di Kathelin Gray, il tappeto elastico di The Blessing o il torrido calderone di Feet Music, culminando nel periglioso e teso finale sulle libere (quanto meno) note di Lonely woman, si palesa l’estensione di troni e carattere dell’operazione che, doppiamente impegnativa da parte della cantante coinvolta nell’offrire testualità e canto mediante la voce-strumento di potenza ed impegno tecnico, scansando comunque eccessi e virtuosismi a perdere, conferendo all’album assortimento di vedute, non ultimo tra i forti punti di coinvolgimento del CD in oggetto, la cui solida qualità conferisce ulteriori crediti ai tonici partecipanti.