Gabriele Coen Jewish Experience – Golem

Gabriele Coen Jewish Experience - Golem

Alfa Music – AFMCD134 – 2009




Gabriele Coen: sax soprano, sax tenore, clarinetto

Pietro Lussu: pianoforte

Lutte Berg: chitarra elettrica, chitarra acustica

Marco Loddo: contrabbasso

Luca Caponi: batteria

Simone Haggag: percussioni

Benny Perazzi: violoncello




Gabriele Coen riunisce in Jewish Experience alcuni dei capisaldi del suo percorso musicale. Innanzitutto la collaborazione con i musicisti che sono già stati presenti in Atlante Sonoro ai quali si aggiungono le chitarre di Lutte Berg a formare il quintetto di Golem e, in alcuni brani, le percussioni di Simone Haggag e il violoncello di Benny Perazzi – peraltro, tutti collaboratori di lunga data del sassofonista romano. L’ispirazione del lavoro viene messa in evidenza, sia nel titolo del disco che nella denominazione del gruppo, e riporta la ricerca che Coen sta portando avanti da tempo nell’ambito della musica ebraica, approdata fino alla recente pubblicazione del libro Musica Errante, insieme a Isotta Toso, dedicato. come ben definisce il sottotitolo alla musica yiddish e klezmer tra jazz e folk. Infine la predisposizione di Coen ad esplorare mondi musicali, porta in Golem quanto meno lo spirito di Atlante Sonoro in una coerente e determinata ricerca di nuove possibilità sonore attraverso l’utilizzo e la trasformazione di materiali provenienti da tradizioni, colte e popolari, delle diverse regioni del mondo.


In Golem, Coen attraversa brani tradizionali e composizioni scritte da musicisti, come Mickey Katz e John Zorn, e attivi nel diffondere la cultura e la musica ebraica attraverso forme moderne e di sintesi con i linguaggi provenienti dal altre culture. Coen interviene con tre brani originali (uno firmato con Lussu e Loddo) a completare la tracklist.


La ricetta di Golem unisce l’approccio più canonicamente rivolto al jazz della ritmica formata da Lussu, Loddo e Caponi alla grande varietà di soluzioni armoniche e tessiture sonore portate da Lutte Berg: i temi proposti da Coen e le improvvisazioni si sviluppano su questa struttura e si colorano sia nella scrittura che nella disposizione degli accenti tipici della musica ebraica e klezmer. Ovviamente, quella appena tracciata è una semplificazione: i diversi elementi si compenetrano di continuo nel lavoro e mettono in evidenza la capacità e la volontà di sintesi tra gli elementi di Coen e dei suoi musicisti.


Il lavoro è sviluppato con estremo e naturale equilibrio: gli elementi vivono in una stratificazione che rende possibili letture diverse del materiale, ma in maniera estremamente connessa. Il pianoforte, spesso, doppia le melodie dei fiati e rende possibile una connessione stretta tra i diversi livelli; i suoni della chitarra permettono soluzioni, di volta in volta estremamente aggressive oppure tradizioni, moderne e liriche; la grande coesione tra i musicisti rende i passaggi fluidi e quasi impercettibili.


I brani presenti nel lavoro affondano nel vocabolario sonoro ed espressivo arricchito dalle tante e differenti peregrinazioni del popolo ebraico nell’Europa e nell’area mediterranea e sono stati composti in un lasso di tempo che attraversa i secoli. Il quintetto si addentra nel repertorio e ne utilizza gli stimoli in maniera efficace, riuscendo a valorizzare le differenze per mezzo di una direzione coerenza e lucida. La successione dei brani segue, in maniera non rigida, la successione temporale delle composizioni e questo fatto evidenzia i punti di contatto tra le melodie. Le strutture, per quanto rivisitate per la formazione che le esegue, mantengono fieramente la natura originaria e danno al lavoro un’atmosfera tipica, capace di richiamare e rispettare le tante suggestioni che Coen chiama a raccolta.


Il Golem è una figura della mitologia ebraica che si ritrova in molti testi della tradizione: dalla Bibbia sino alla più conosciuta leggenda medievale nata a Praga, intorno alla figura del rabbino Jehuda Low. Il Golem e la sua vicenda, in qualche modo, preconizza anche il personaggio della Creatura di Frankenstein: è un automa umanizzato plasmato nell’argilla ed è esecutore di ordini e dalla forza, se c’era bisogno di dirlo, sovrumana. Il destino del Golem è quello di sfuggire al controllo del suo creatore e di diventare seminatore di distruzione: è il mito della creazione imperfetta dell’uomo, dell’impossibilità di contenere e controllare tutte le conseguenze delle proprie azioni e intenzioni, quando queste prendono vita propria e indipendente. Al contrario, il precorso seguito da Coen dimostra come la musica possa sfuggire alle intenzioni dei propri compositori e diventare nuova ad ogni incontro successivo. In particolare, la versione di Miserlou, brano tradizionale che ha attraversato l’Oceano Atlantico e i secoli per entrare a far parte, prima, del repertorio dei gruppi surf attivi in California negli anni ’60 e, poi, nella colonna sonora di Pulp Fiction – è il brano dei titoli di testa del film – grazie al recupero operato da Quentin Tarantino della discografia di quel periodo.

IV