nusica.org – o3 – 2012
Nicola Fazzini: sax alto
Luigi Vitale: vibrafono
Alessandro Fedrigo: basso acustico
Luca Colussi: batteria
Con Idea F il quartetto guidato da Nicola Fazzini e Alessandro Fedrigo si cimenta con un concetto musicale più vicino alla musica contemporanea del novecento che al jazz strettamente inteso. Composizioni e strutture guardano alle pratiche adoperate da Messiaen e Schoenberg, alla dodecafonia e, in generale, a costruzioni articolate secondo griglie e disegni stabiliti a priori.
Scrittura rigorosa, strutture matematiche e geometriche, permutazioni e serialità. Nelle intenzioni dei musicisti e nella concezione del progetto si manifesta una attitudine di ricerca e di sperimentazione di un metodo diverso di realizzare la musica, distante dai consueti movimenti di un brano jazz.
Al di sopra e al di sotto di questo meccanismo, anche restrittivo se si vuole, rimane pur sempre la matrice jazzistica dell’approccio allo strumento, della pronuncia melodica e della gestione ritmica. E perciò l’esecuzione, per quanto coerente con i principi espressi, rappresenta un punto medio: entrano naturalmente la pratica dell’assolo, la ricerca del groove, una filante linearità melodica, la gestione complessiva della musica nel suo insieme che vanno a dare al materiale una prospettiva se non jazzistica quanto meno riconducibile alle dinamiche del jazz. Allo stesso tempo l’approccio generale, la “prassi jazzistica” si avvantaggia di un repertorio pensato in maniera totalmente altra dal solito e questo porta a una marcata originalità di fondo del lavoro. Idea F non è, in pratica, un disco di musica contemporanea nè un lavoro prettamente jazzistico ma un intrigante ibrido tra i due mondi.
La composizione del quartetto aiuta lo sviluppo intermedio di cui si parlava. La presenza del vibrafono come strumento armonico svincola la formazione e rende agili sia i passaggi tra le diverse sezioni dei brani che il rispetto delle strutture disegnate dagli autori. Nell’altro verso, anche quando si parte dall’idea delle quattro linee tracciate dai singoli strumenti, il dialogo tra queste linee rispecchia sia pur in minima parte il rispetto dei ruoli consueti e il grande bagaglio espressivo offerto dalle combinazioni tra armonia e melodia del jazz. Ancora l’incontro tra il suono etereo del vibrafono e i riflessi più aspri del sax alto, la particolare risonanza del basso acustico e l’approccio variegato alla batteria rendono particolare la voce del quartetto e danno corpo a un lavoro dalle sfaccettature non sempre prevedibili.