Enja Records – ENJ-9576 2 – 2012
Franco Ambrosetti: tromba, flicorno
Abraham Burton: sax tenore
Geri Allen: pianoforte
Gianluca Ambrosetti: sax soprano, carbophone
Heiri Kaenzig: contrabbasso
Nasheet Waits: batteria
Cycladic moods svela sin dal suo titolo molti dei suoi ingredienti. Il riferimento ellenico porta sia alla classicità che alle derive modali, la parola moods fa capire come siano le atmosfere e il viaggio verso la loro definizione il centro focale del lavoro. Altro elemento rivelatore è la composizione del sestetto: Franco Ambrosetti ha chiamato per realizzare il disco quattro musicisti di grande livello internazionale come Abraham Burton al sax tenore, Geri Allen al pianoforte, Heiri Kaenzig al contrabbasso e Nasheet Waits alla batteria e ha coinvolto anche il figlio Gianluca al sax soprano e al carbophone, strumento raffigurato nella foto presente all’interno del libretto e che riportiamo al seguente link.
Il disco è suonato con solido understatement. Come riporta lo stesso trombettista nelle note di copertina, il sestetto ha registrato le tracce presenti nel disco dopo aver fatto due giorni di prove e sette concerti: la musica proposta dalla formazione non è libera, anche se in un paio di episodi si risolvono in passaggi decisamente informali, ma ha bisogno in modo fondante di correlazione tra i vari interpreti. La connessione raggiunta dal sestetto si rivela forse nel brano all’apparenza meno “avanguardista” vale a dire In real time, tema composto da Geri Allen dalle reminiscenze hard-bop: il tema proposto in staffetta dai fiati a dare sapore orchestrale, la capacità di fluire dal tema all’assolo e, poi, attraverso le successive improvvisazioni sono la prova di confidenza e mutuo sostegno all’interno del gruppo.
Cycladic moods si suddivide abbastanza nettamente in due parti: la prima presenta composizioni di Franco Ambrosetti, Instant Correlations che apre il lavoro e la Cycladic Suite divisa in quattro movimenti; nella seconda, oltre alla già citata In real time. troviamo la lunga e articolata Mirobop di Miroslav Vitous, Blues for my friends di Gianluca Ambrosetti e Peace di Horace Silver.
La Cycladic Suite e Mirobop fungono da contraltare mettono in evidenza il senso “filosofico” del disco: se la prima rivolge maggiormente l’attenzione alla composizione, la seconda vive di un dialogo continuo e cangiante tra i musicisti. In entrambi i casi Ambrosetti punta alla ricerca dei nessi tra scrittura e improvvisazione, tra libertà formale e aderenza al testo di partenza: richiami al tema e al contesto generale, siano fatti attraverso figurazioni ritmiche oppure punteggiature operate dai fiati, diventano il nesso e la spinta per passare da una atmosfera all’altra, da una “stanza sonora” alla successiva.
La direzione intrapresa da Ambrosetti rappresenta una sintesi possibile tra libertà e rispetto dei canoni. Soprattutto, sia per l’esperienza dei sei musicisti che per la prospettiva collettiva, è una strada utile per mettere insieme apertura e curiosità con il desiderio di non tralasciare le matrici delle tradizioni e delle successive evoluzioni del jazz. E, in effetti, la disposizione del sestetto si potrebbe definire enciclopedica e abbraccia New Orleans e le derive modali, il bop in tutte le sue manifestazioni e la libertà radicale in una visione resa coerente dall’interesse all’ascolto reciproco e al dialogo propria della formazione.