Peter Brotzmann Chicago Tentet @ Giulianova

Foto: Fabio Ciminiera










Peter Brotzmann Chicago Tentet @ Giulianova.

Giulianova, Centro socio-culturale dell’Annunziata – 4.11.2012


Peter Brotzmann: sassofoni, clarinetto

Johannes Bauer: trombone

Jeb Bishop: trombone

Mats Gustafsson: sassofoni

Per-Ake Holmlander: tuba

Kent Kessler: contrabbasso

Fred Lonberg-Holm: violoncello

Joe McPhee: tromba

Paal Nilssen-Love: batteria

Ken Vandermark: sassofoni

Michael Zerang: batteria


Il Chicago Tentet è una delle eccellenze nel mondo della musica di improvvisazione e alla sua guida Peter Brotzmann ha proseguito il proprio percorso trovando nuove soluzioni e disegnando scenari possibili per una musica tutt’altro che semplice o immediata.


Il gruppo arriva nell’auditorium per il soundcheck e decide immediatamente di cambiare tutto: gli strumenti vengono portati giù dal palco per essere sistemati nello spazio occupato dalle prime file per questioni acustiche e per avere una maggiore vicinanza con il pubblico. Immediatamente dal soundcheck si capisce che i dieci musicisti sono arrivati carichi a Giulianova: stanchi per il viaggio diretto da Tampere, ma compresi nel proprio ruolo e in sintonia con lo spirito accogliente e, allo stesso tempo, “garibaldino” degli organizzatori, come rivela lo stesso Brotzmann nell’intervista pubblicata negli scorsi giorni su Jazz Convention.


Il concerto si apre con una improvvisazione di Brotzmann sostenuto da tuba e ritmica che sfocia in una prima esplosione corale di suoni e frasi. L’atteggiamento collettivo, naturalmente, è il “marchio di fabbrica” del Tentet: la dimensione costruita dal sassofonista e dai suoi musicisti nei quattordici anni di vita di questa formazione rivolge, devia e utilizza ogni forma di competizione nella costruzione di una staffetta sonora dove ogni musicista riesce ad esprimere il proprio vocabolario.


E in questo modo, sia l’evocativo passaggio introspettivo che caratterizza il secondo brano sempre guidato da Brotzmann, sia gli assolo di Mats Gustafsson, Ken Vandermark e di Johannes Bauer e l’esplosione finale del bis diventano il veicolo per stratificare una visione corale, in grado di collegare linee melodiche distinte e di rendere il risultato finale superiore alla somma dei suoi singoli addendi.


Se in qualche maniera il Chicago Tentet contiene anche un’idea di incontro e, naturalmente, di sintesi tra la maniera europea e statunitense di intendere l’improvvisazione radicale, le differenze specifiche, i riferimenti peculiari poi attengono ai singoli musicisti. E, in questo senso, Ken Vandermark o Joe McPhee ad esempio tracciano nei loro assolo linee melodiche e groove più facilmente afferrabili dal pubblico, Bauer gioca con la presenza scenica e prosegue con il canto le linee del trombone; se il solo violoncellista Fred Lonberg-Holm amplia con l’elettronica il vocabolario del suo strumento, la visione orientaleggiante di certe attitudini modali viene ripresa da molti dei protagonisti.


Brotzmann – come rileva Chris Kelsey nella pagina dedicata al sassofonista su allmusic.com – è sempre capace di tirar fuori dal sassofono improvvisazioni ricche di senso e profondità espressiva e infondere al loro interno potenza e una selvaggia vitalità. Un’ora abbondante di concerto, sulle onde di una musica che richiede concentrazione e intenzione, ha dimostrato come il sassofonista abbia ben saldo il filo della sua musica e come, soprattutto, abbia scelto di eseguirla insieme a musicisti in grado di seguirne l’esempio e di non lasciarsi trascinare in sterili tecnicismi e derive scostanti: con l’intento finale di comunicare con il pubblico e non rimanere ripiegati sul proprio ego.


Il concerto di Giulianova è stata l’unica data italiana di un tour europeo che ha toccato festival importanti come il Tampere Jazz Happening, capitali come Londra, Berlino o Vienna. È stato possibile realizzare un evento simile grazie alla volontà e alla dedizione di Giuseppe Di Berardino e di una associazione – L’Officina – capace di credere ad un’idea tutt’altro che facile o scontata e portarla a compimento. Questo percorso ha già avuto diverse tappe negli ultimi tempi e, così, sono arrivati in una realtà di provincia – Giulianova è una città costiera dell’Abruzzo che conta circa 23.000 abitanti – concerti di livello internazionale ma meno consueti nelle programmazioni dei festival italiani, come ad esempio Satoko Fujii. In pratica, la dimostrazione della possibilità di fare cultura e di realizzare iniziative fuori dai soliti canoni.