Slideshow. Diego Baiardi

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Slideshow. Diego Baiardi.


Jazz Convention: Così, a bruciapelo puoi parlarci del tuo nuovo lavoro discografico?


Diego Baiardi: È nata questa idea di Bonne nuit quattro anni fa: un giorno mia madre mi diede la filastrocca (che poi ho inserito nell’album come sesto brano) che lessi distrattamente… si chiamava Fuoco fuochino (e il titolo è rimasto tale anche nel disco). Dopo mesi me la ritrovai in casa e la musicai. Divenne una ninna nanna. Da li nacque l’idea di un progetto dedicato a brani che riguardassero in generale il passaggio dalla veglia al sonno, non solo per bambini…



JC: Mi racconti ora il primo ricordo che hai della musica?


DB: Il mio primo maestro di pianoforte Giuseppe Rosetta: mi portarono da lui e trovai una persona squisita,che accompagnerà per anni la mia formazione classica. Lo ricordo con grande affetto.



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare un musicista?


DB: L’incontro con il mio secondo maestro, Ettore Righello, un secondo padre. Avevo smesso di suonare. Sentì lui in un concerto jazz in piazza Cavour, a Vercelli, allora la mia città. Rimasi folgorato. Gli chiesi di poter studiare con lui e mi trasferii a Milano. Da lì fu una serie di concomitanze che mi fece decidere. A 25 anni passai un’audizione e venni scelto come pianista in un tour teatrale con Roberto Vecchioni. E lì decisi.



JC: Ti ritieni un jazzman o altro ancora?


DB: Mi ritengo un grande amante del jazz, ma non un jazzista tout court.Dal jazz sono passato al pop e alla musica d’autore. Mi piace esplorare e creare commistioni. Bonne nuit rappresenta infatti ciò che sono io come musicista… una miscela, spero ben riuscita. Potersi poi avvalere di grandi musicisti come Fresu, Salis, la Magoni e molti altri mi ha dato la possibilità di spaziare e giocare con tanti elementi sonori.



JC: Ha ancora un significato oggi la parola jazz?


DB: Sì, credo di sì. Credo che sia però cambiata l’accezione: come dicevo prima, le contaminazioni sono diventate fondamentali, se no si corre il rischio di fossilizzarsi.



JC: Ma cos’è per te il jazz?


DB: Grande esplorazione e profondità armonica ritmica e melodica… e pronuncia.



JC: Quali sono le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica jazz?


DB: Direi una parola che racchiude tutto… esplorazione.



JC: Come pensi che si evolverà il jazz del presente e il jazz del futuro?


DB: Penso che si andrà verso una contaminazione sempre più ampia.



JC: Tra i molti dischi che hai fatto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionato?


DB: Moti ondosi, il mio primo cd da solista con Andrea Dulbecco, Riccardo Fioravanti e Stefano Bagnoli. Erano anni che non suonavo jazz: ho scritto quasi tutti i brani del cd e ho chiamato dei grandi interpreti e dei veri amici. Ero felicissimo quando abbiamo finito di registrare. Anche la critica l’ha accolto bene.



JC: E tra i dischi che hai ascoltato quale porteresti sull’isola deserta?


DB: Maiden vojage di Herbie Hancock. Ha segnato il mio avvicinamento al jazz.



JC: Quale brano jazz hai più fischiettato, fuori dalla professione?


DB: Nessuno in particolare.



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nel pianoforte, nella musica, nella cultura, nella vita?


DB: Ettore Righello, un maestro in tutto. Nella cultura… troppo difficile a dirsi. Ho fatto studi classici che mi hanno formato e portato ad essere…curioso…



JC: Qual è per te il momento più bello della tua carriera di musicista?


DB: Questo. L ‘uscita del mio secondo lavoro, Bonne nuit, con tavole del mitico Guido Crepax e la curatela di suo figlio Antonio. Una soddisfazione enorme.



JC: Quali sono i musicisti con cui ami collaborare?


DB: In Bonne nuit ho potuto quasi fare il gioco del fantacalcio. Il mio amico e produttore Domenico Cambareri ha fatto si che potessi chiamare molti dei musicisti che stimo di più. Oltre i citati Paolo Fresu, Antonello Salis, e Petra Magoni, direi Riccardo Fioravanti, Stefano Bagnoli, Giulio Visibelli, Cristina Zavalloni, Patrizia Laquidara e altri… Non svelo tutti i nomi che riservo alla sorpresa per chi acquisterà il “prodotto”.



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


DB: Sarà un altra opera di unione tra immagini e musica, non dico altro. La collaborazione tra me ed Egea, la mia etichetta, mi da la possibilità di sperimentare.