Erasmo Petringa – Sabir

Erasmo Petringa - Sabir

Italia Promotions – 019514ERE – 2008




Erasmo Petringa: oud, violoncello, contrabbasso, chitarra battente

Pietro Tonolo: sax tenore, sax soprano

Gabriele Mirabassi: clarinetto

Bebo Ferra: chitarra

Enzo Zirilli: batteria, percussioni

Angelo Cioffi: Fender Rhodes

Emidio Petringa: tamburelli




Sabir è una delle lingue franche, usate anticamente nei porti del Mediterraneo, sintesi di vocaboli ed espressioni tipiche delle diverse lingue, utilizzata nei porti da marinai e commercianti.


Erasmo Petringa nel suo nuovo lavoro – intitolato, appunto, Sabir – si muove in maniera assolutamente trasversale e libera tra i diversi dialetti musicali dell’area. Jazz, colori etnici, intenzioni e pratiche provenienti da retaggi culturali diversi, strumenti e suoni appartenenti a epoche e stili. Petringa, innanzitutto, utilizza una vasta scelta di strumenti a corda – dall’oud al violoncello, dal contrabbasso alla chitarra battente – e chiama a raccolta musicisti avvezzi, già nei loro progetti, a fare incontrare il jazz con suoni provenienti da tradizioni e sonorità diverse come Bebo Ferra, Gabriele Mirabassi e Pietro Tonolo.


E Sabir sfugge in modo felice e fecondo a ogni possibile catalogazione per dar vita un mondo sonoro che scaturisce dall’incontro di tante anime. Lo stesso Petringa rivendica la natura molteplice e sfaccettata del lavoro: la musica presente in Sabir, come la lingua franca, contiene accenti e richiami alle tante tradizioni del Mediterraneo ma riesce, sempre e con soluzioni di buon livello, a sganciarsi da ciascuna delle ispirazioni e a non schiaccersi su un percorso comodo o già definito. Lo spettro delle influenze è vasto, dalle atmosfere dell’Italia Meridionale ai suoni del Nord Africa, dal jazz alle danze popolari: la pratica seguita da Petringa, sia nelle composizioni che nell’esecuzione del materiale, unisce i tanti elementi in maniera precisa ed efficace. L’improvvisazione libera autore, musicista e strumento da vincoli stilistici e condizionamenti secolari, afferma il violoncellista: ma anche l’attitudine spontanea e forte a voler attraversare con la propria musica il confine imposto da generi e consuetudini.


Il disco gode allo stesso tempo, della rotondità e della morbidezza di suoni lunghi e avvolgenti e della grana ruvida delle corde pizzicate dell’oud e delle tante percussioni utilizzate. Un ulteriore incontro di soluzioni aiuta Petringa a dare corpo al viaggio musicale di Sabir ed è quello con il suono del Fender Rhodes suonato da Angelo Cioffi. E così, in pratica, la lingua comune del disco è il risultato di suoni diversi, provenienti da epoche e riferimenti anche molto distanti tra loro.


Suoni, voglia e necessità di non risultare catalogabile, desiderio di esplorazione. Gli stimoli si ritrovano in ciascuna delle nove tracce del lavoro. Il riferimento nei titoli è rivolto alle scansioni ritmiche, alle danze e alle vari incontri di civiltà avvenuti sulle coste e sulle rotte del Mar Mediterraneo. Muoversi verso una sintesi tra i vari riferimenti è la linea guida di Petringa e del suo lavoro: alla base del discorso c’è, in questo senso, la capacità di muoversi attraverso generi diversi e di utilizzare strumenti diversi e di dover una sintesi nel proprio mondo espressivo, ancor prima di sedersi dietro lo strumento e suonare.


Questo atteggiamento rende coerente e particolarmente suggestivo lo sviluppo musicale di Sabir. I brani diventano una terra di mezzo e di mediazione, una lingua comune nata dall’esperienza e dall’incontro e non disegnata a tavolino: il disco accoglie lo stile dei musicisti e li utilizza per rivestire ritmi profondamente radicati nelle tradizioni. Ma allo stesso tempo la sintesi è attuale e attenta alla contemporaneità, con la voglia precisa di sottolineare quanto sia importante oggi l’incontro tra civiltà vicine, e non solo per quanto riguarda la geografia ma anche per le intime similitudini e per uno sviluppo, comunque, parallelo.