Fabrizio Bosso Enchantment Quartet @ Itinerari Jazz

Foto: Fabio Ciminiera










Fabrizio Bosso Enchantment Quartet.

Rovereto (TN), Itinerari Jazz – 27.10.2012

Fabrizio Bosso: tromba

Claudio Filippini: pianoforte

Rosario Bonaccorso: contrabbasso

Lorenzo Tucci: batteria


Nessuno escluso. All’uscita dell’Auditorium Melotti di Rovereto, tutti a fischiettare il tema de Il Padrino, tutti coloro che fino a poco prima sedevano comodamente in poltrona per l’appuntamento autunnale degli Itinerari Jazz, stavolta con Fabrizio Bosso e il suo Enchantment Quartet, quartetto “d’incanto”, ovvero Claudio Filippini al piano, Rosario Bonaccorso al contrabbasso e Lorenzo Tucci alla batteria.


Il disco in cui Bosso e i suoi omaggiano Nino Rota è uscito da un anno e continua ad avere un ottimo riscontro. I suoi interpreti sul palco del Melotti, quindi, non intendono lasciare insoddisfatto il pubblico trentino, pronto ad emozionarsi e applaudire con calore sulle note di Amarcord, Otto e mezzo o La Strada. Ovviamente non siamo di fronte alla lettura delle pagine di Rota, ma di rilettura si tratta e il primo elemento che si percepisce è l’intesa, la chimica della band sul palco. Bosso alterna tromba e flicorno con facilità e versatilità, non eccede quasi mai in improvvisazioni da unico protagonista e se Bonaccorso attacca a “menare” le dita sulle sue corde ecco che il trombettista si fa per un momento da parte (anche con qualche passo da un lato), mentre in cattedra salgono anche le ritmiche dei tamburi e piatti di Tucci a cui Filippini fornisce ottimi spunti di riflessione e supporto.


La musica originale del compositore milanese muta in forme di jazz, blues, ragtime, bop, bossa e swing, con alcuni modesti effetti di elettronica e delay apprezzati da tutti e con cui Bosso e la sua tromba (spesso con sordina) si divertono a giocherellare.


Grazia e delicatezza, come proprio nella rivisitazione del tema sul capolavoro di Francis Ford Coppola o nel valzer da Il Gattopardo, si sposano alla robustezza sonora del quartetto e alla vigorosità di momenti in cui un Bonaccorso sempre ispirato fonde il suo estro con la macchina del ritmo Tucci, e il risultato è magico.


Si può partire in punta di piedi per poi incalzare e crescere d’intensità fino ad un magma sonoro quasi violento, ma succede anche di dipingere con pochi accordi di pianoforte contornati da un filo di voce, o meglio, di tromba, un linea comunque sempre precisa a cui Bosso da anni ormai ci abitua concerto dopo concerto.


Chiudere gli occhi e immaginare le immortali scene messe sullo schermo da Fellini o Visconti è decisamente facile a questo punto, anche se chissà se una colonna sonora come quella proposta da Bosso e i suoi, loro l’avrebbero mai gradita. Secondo noi sì. Noi che c’eravamo abbiamo gradito eccome, al punto di chiamare l’Enchantment Quartet al doppio bis e gli applausi sono risuonati sonori da tutti. Nessuno escluso. Prima di fischiettare e ricordare la musica di Rota sulla via di casa.