Elina Duni Quartet – Matanë Malit

Elina Duni Quartet - Matanë Malit

ECM Records – ECM 2277 – 2012




Elina Duni: voce

Colin Vallon: pianoforte

Patrice Moret: contrabbasso

Norbert Pfammatter: batteria






Vero e proprio omaggio alle radici, Matanë Malit rappresenta l’esordio su ECM di Elina Duni, cantante albanese di nascita e svizzera di residenza. I brani sono tutti centrati sulla matrice – linguistica ed espressiva – della terra d’origine: melodie tradizionali, poesie musicate dalla cantante, canzoni scelte dal repertorio di autori come Muharrem Gurra, Neço Muko, Tish Dajia e Llazar Siliqi.


Nel precedente Baresha, il quartetto aveva affiancato al recupero del folklore una matrice jazzistica più canonicamente intesa ed escursioni nella canzone d’autore francese, con il risultato di arrivare alla sintesi tra le diverse esperienze soprattutto attraverso l’affiancamento dei vari momenti e una sorta di comparazione. In Matanë Malit la sintesi è realizzata in una maniera decisamente più profonda e serrata. Il materiale proposto, in pratica, proviene integralmente dalle tradizioni albanesi e l’unitarietà linguistica e musicale degli spunti di partenza connota in maniera forte anche gli interventi di arrangiamento e composizione. Gli accenti jazzistici, i riflessi autoriali, le personalità e le curiosità dei quattro musicisti invece di manifestarsi in un brano di altra provenienza – come poteva essere Avec les Temps di Léo Ferré in Baresha – vanno a colorare, con attentissima discrezione, il materiale scelto per il disco.


La voce calda e magnetica di Elina Duni è la protagonista assoluta di questo percorso. Tutto si centra intorno alla canzone, alla voce, tanto che le dodici tracce si sviluppano in un totale di 53 minuti: la concisione contribuisce a mantenere il filo narrativo sul cantato e, quindi, a sottolineare il valore dato al testo. Da parte sua, la cantante prende la leadership della formazione in maniera salda: essenziale, sinuosa, potente, sempre lucida e in equilibrio, la voce disegna le suggestioni e le atmosfere dei vari brani. Colin Vallon al pianoforte, Patrice Moret al contrabbasso e Norbert Pfammatter alla batteria offrono un supporto continuo, prezioso nel riuscire a plasmare con delicatezza il terreno necessario alle evoluzioni della voce: il lavoro si fonda sul testo e, di conseguenza, il trio ha uno spazio limitato per l’azione, ma porta sempre al giusto grado di intensità il sostegno, nella piena comprensione e realizzazione del proprio ruolo.


Canti d’amore, di eroi e di lavoro: la fluida sonorità dei testi riflette la tensione poetica dei vari brani, le sospensioni rarefatte di alcuni passaggi o alcune introduzioni affidate alla sola Duni danno ulteriore potenza alla voce e al suo ruolo. Traccia dopo traccia, vengono alla luce le storie difficili di un popolo e di una regione da smepre al crocevia della storia. La forza espressiva di Elina Duni, l’apporto mirato del trio, le strie raccontate dai testi o scaturite intorno ai brani e riportate all’interno del booklet, la grande compattezza stilistica danno corpo a un percorso gestito con grande rigore.


Matanë Malit in albanese significa oltre la montagna. Si potrebbe utilizzare la metafora nel senso di portare oltre i propri confini il repertorio rappresentato dai brani: l’aderenza agli stilemi viene arricchita da altri ascolti e altre pratiche musicali in una sintesi allo stesso tempo del tutto rispettosa dei suoi punti di partenza e del tutto moderna.