Ears Wide Shut

Foto: Fabio Ciminiera





Ears Wide Shut: musica e immagini.

Pescara, Teatro Massimo – 5.12.2008.

Mauro Campobasso: chitarra

Mauro Manzoni: sassofoni

Stefano Senni: contrabbasso

Francesco Cusa: batteria


Una giornata dedicata al rapporto tra Stanley Kubrick e la musica, divisa in due parti, distinte ma complementari: una conferenza tenuta da Stefano Zenni, nel pomeriggio, sulla musica nei film del regista statunitense e, in serata, un concerto-spettacolo costruito intorno a immagini e a suoni “kubrickiani”.


La musica nei film di Kubrick è un personaggio che sfugge ad ogni definizione canonica o consolidata. Stefano Zenni ha puntato l’accento sulla capacità del regista di utilizzare la colonna sonora come chiave interpretativa sempre spiazzante: la musica entra ed esce dall’azione, cambiando ruolo, spesso e in maniera estremamente funzionale, all’interno delle singole scene. Il commento sonoro diventa, così, strumento per evidenziare i movimenti dei personaggi, evocare stati mentali, creare i presupposti per cambi di scena improvvisi.


Ears Wide Shut è il titolo del concept-concert articolato da Mauro Campobasso e Mauro Manzoni intorno e attraverso le atmosfere kubrickiane. Un montaggio realizzato da Pino Bruni con le immagini dei film del regista diventa la colonna visiva di un concerto che muove in maniera estremamente equilibrata tra gli elementi presi in considerazione.


In primo luogo, infatti, la scelta della formazione e delle sonorità. Così come il cinema di Kubrick spazia tra i generi e i linguaggi, l’approccio musicale e stilistico del quartetto non poteva essere monodirezionale: il percorso unisce suoni elettrici e acustici, interventi elettronici e campionamenti; le materie musicali vengono trapassate con estrema ed efficace disinvoltura per andare dal rock – ripreso in modo evidente in Exit Music dei Radiohead e Dazed and Confused dei Led Zeppelin, ma anche suggerito e sottolineato in diversi frangenti – al free, da passaggi estremamente visionari a deviazioni liriche. Il bagaglio ampio e variegato di esperienze, permette a Manzoni, Campobasso, Cusa e Senni di spaziare in modo naturale tra le diverse atmosfere per sostenere il meccanismo musicale e l’interazione con le immagini.


La qualità essenziale del concerto è nel prendere una posizione intermedia tra le diverse spinte e nell’esplorare con profondità, ma senza sbilanciamenti, le direzioni proposte da composizioni e immagini. Un equilibrio movimentato, in grado di dare spazio alle tensioni e agli input provenienti dallo schermo alle spalle dei musicisti. Le immagini dei film di Kubrick e le musiche scelte dal regista fanno parte in modo radicato e diffuso dell’immaginario cinematografico collettivo, con una memoria forte di emozioni indotte in ciascuno di noi e, come è ovvio, nei musicisti. La costruzione del concerto non indulge verso le facili soluzioni dettate dall’incontro con le immagini, non c’è, per dirla in breve, un commento didascalico e scontato delle immagini, ma, con molta abilità, non muove nemmeno in una ricerca a tutti i costi di soluzioni contrarie, contrastanti o necessariamente sorprendenti.


Come ad individuare dei temi, il montaggio accosta scene simili presenti nei vari film: dal punto centrale di equilibrio, volutamente non stabile, il quartetto muove alla volta dei vari argomenti, con cambi di registro ben incastrati nel rapporto con le immagini e il discorso approntato da Campobasso e Manzoni intreccia temi, assolo e improvvisazioni collettive al duplice filo narrativo creato dal montaggio, tra visione e memoria.


Ears Wide Shut è un’operazione non semplice ma condotta con molta attenzione e sensibilità: il lavoro è articolato e le varie sezioni sono sempre ben calibrate tra loro. Il senso generale del progetto viene evidenziato dall’interazione tra i quattro e dalla connessione tra il gruppo e le immagini: tenere il vantaggio della posizione centrale diventa così una condizione naturale e mai imposta per tutto il concerto.