Foto: Flavio Caprera
Arrigo Cappelletti Quintet @ Spazio Tadini, Milano
Milano, Spazio Tadini – 23.1.2013
Arrigo Cappelletti: pianoforte
Adrian Myhr: contrabbasso
Tore Sandbakken: batteria
Giulio Martino: sax tenore, sax soprano
Sergio Orlandi: tromba
Milano, Spazio Tadini, ore 21.15, va in scena il quintetto del pianista Arrigo Cappelletti. È un mercoledì piovoso di gennaio ma all’interno di questo loft le cui pareti sono circondate da fotografie si respira un’aria metropolitana, più newyorkese che milanese. Il maestro questa sera presenta l’ala internazionale del suo gruppo: i giovani e sorprendenti norvegesi Adrian Myhr al contrabbasso e Tore Sandbakken alla batteria. Poi c’è lui al pianoforte, il suo consolidato e simbiotico partner, l’ottimo Giulio Martino al sax tenore e soprano, e Sergio Orlandi alla tromba. È la prima sera di un tour che avrà come intermezzo l’incisione del nuovo disco. “Non so se poi sarà pubblicato quest’anno o il prossimo; si farà di tutto per averlo nel 2013”, racconta Cappelletti. Il maestro è eccitato e emozionato nello stesso tempo. Desidera e aspira alla perfezione esecutiva. Osserva i due norvegesi, li guida e li sostiene. Si vede che è fiero di questi ragazzi. Prima di cominciare annuncia che eseguirà suoi brani tranne l’ultimo, in chiusura, che è una composizione classica del norvegese Grieg. In totale sono otto. Il concerto si apre con un brano dalle movenze meridionali, argentine, intitolato Tangheria. Un tema caldo, apripista, che precede composizioni più nordiche, austere, come le guglie di chiese gotiche, dove l’emozione è tutta al di dentro, vissuta secondo una partecipazione personale e poi collettiva. È la volta di Durate, un pezzo composto da “bulbi” sonori. Illuminazioni di musica, squarci di melodia cadenzati dagli interventi efficaci di Martino e Orlandi. Cappelletti l’ha scritto venticinque anni fa. A seguire arriva il monkiano e destrutturato Breaks. Isafjordur, invece, nasce come omaggio all’omonima cittadina islandese, luogo in cui Cappelletti si è esibito e da cui ne ha tratto ispirazione. È un posto molto a nord così come la musica suonata. Il concerto scorre via sempre più intenso e coeso nella musica e nell’interplay tra i musicisti: la sezione ritmica è libera ed efficace, il sax è secco ed essenziale, la tromba puntuale e risolutiva negli interventi e Cappelletti dispensa saggi tocchi al pianoforte.
I pezzi si susseguono energici e dopo Facile e Volkwiese è la volta del dinamico e prorompente Dedicato a Shorter – Cappelletti e Martino hanno inciso qualche anno fa un disco in duo, Infant Eyes, che aveva come protagonista la musica del celebre sassofonista. Il concerto termina con una splendida versione di una composizione di Grieg: coralità esecutiva, interventi calibrati e vivide fiammate melodiche sono le caratteristiche e l’essenza di un brano singolare e prezioso.