Parma Frontiere – PF-CD001 – 2012
Roberto Bonati: contrabbasso
Alberto Tacchini: pianoforte
Roberto Dani: batteria
Bianco il vestito nel buio nasce dall’incontro di due realtà vicine sul territorio come il Festival Verdi e il Parma Frontiere, unite da un percorso di lunga prospettiva e caratterizzate entrambe da un forte senso identitario. La musica presente in questo disco, come riporta lo stesso Bonati nelle note di presentazione, nasce appositamente per il concerto tenuto dal trio al Teatro Regio di Parma in una serata organizzata in comune dai due festival: la registrazione dell’esibizione di Roberto Bonati, Alberto Tacchini e Roberto Dani è quanto possiamo ascoltare nelle sette tracce di cui è composto il CD.
Cinque composizioni originali di Bonati, incorniciate da due pagine di Giuseppe Verdi – il Tacea la notte placida da Il Trovatore e la Lacrymosa dalla Messa da Requiem – costituiscono il programma del disco per un totale di poco superiore ai cinquantasei minuti. Il passo della musica è altero: Bonati procede con l’intenzione di scardinare le forme consuete e suggerire così spazi aperti per l’improvvisazione. E l’attitudine del trio diventa per naturale conseguenza quella di sfruttare una dimensione informale, ma sempre legata alla scrittura, e una serie di incontri timbrici ben stabiliti dall’architettura disposta dal contrabbassista intorno ai quali si sviluppa con drammatica intensità la trama del disco. Momenti topici come il solo di contrabbasso interpretato con l’archetto per l’apertura di End of march e il successivo sviluppo libero del dialogo tra i tre strumenti, pur sempre centrato su alcune figurazioni precise ribadite dal contrabbasso. Oppure lo sguardo alle esperienze europee del piano trio jazz in Settembre o ancora le dinamiche più sostenute del finale di Bianco il vestito nel buio.
Una volta stabilita la griglia della scrittura e le atmosfere suggerite, il trio le sfrutta per un’improvvisazione collettiva e corale sempre attenta a rispettare le coordinate predisposte per fluire con ordine: il discorso si muove intorno alle dinamiche e ad un lavoro diretto a disegnare, in maniera espressionistica, stati d’animo e sensazioni come in un vero e proprio svolgimento cinematografico.
Il filo seguito da Bonati, Tacchini e Dani confida anche nella grande affinità sonora e nella disposizione dei tre musicisti ad ascoltare e a rispondere agli spunti proposti dalla composizione, con le successive manipolazioni e introspezioni nelle letture offerte da ciascuno. Se il trio si muove principalmente su una dimensione riflessiva e gli spazi della scrittura tendono a favorire questo aspetto, i cambi di scena avvengono in maniera fluida perchè i movimenti si basano su una convergenza di intenzioni profonda, capace di innescare un gioco di sponda tra la situazione creata da Bonati appositamente per i tre musicisti coinvolti e la naturale disposizione dei tre interpreti ad implementare la scrittura con il proprio intervento: un vestito pensato e cucito sopra la formazione che lo indossa secondo il desiderio del sarto.