Foto: da internet
Don Byron e Riccardo Fassi Trio @ Alexanderplatz.
Alexanderplatz Jazz Club, Roma – 2.3.2013
Don Byron: sax tenore, clarinetto
Riccardo Fassi: pianoforte
Paolino Dalla Porta: contrabbasso
Massimo Manzi: batteria
Una tre giorni con un ospite d’eccezione caratterizza la programmazione di tardo inverno dell’Alexanrderplatz di Roma. Il più americano per stile e concezione club della capitale, non a caso recentemente menzionato dalla prestigiosa rivista Down Beat nella classifica dei migliori jazz club del mondo, ospita infatti tre concerti del grande polistrumentista Don Byron, accompagnato da un trio italiano d’esperienza formato da Riccardo Fassi al piano, Paolino Dalla Porta al contrabbasso e Massimo Nunzi alla batteria.
Com’è naturale in certi contesti, l’incontro tra un musicista straniero e un trio locale si poggia fondamentalmente su standard, terreno universale in cui ogni jazzista ha ampia libertà di movimento. La versatilità e la continua ricerca verso sonorità sempre nuove ha contraddistinto la carriera di Byron, notevole nello spaziare e approfondire con disinvoltura tra più generi musicali, dal jazz più tradizionale fino alla musica classica e al klezmer passando per quello svariato universo connesso alla diaspora Africana fatto di reggae, rumba, hip hop e funk. Un lungo e complesso percorso che l’ha portato negli anni a collaborare con i migliori artisti ed orchestre di tutto il mondo. Non sorprende dunque che vederlo in tale situazione possa risultare penalizzante, non certo per la qualità dei nostri validi musicisti, ma bensì per la mancanza di un progetto alle spalle. Fatte tali premesse, l’occasione di ascoltare da vicino un nome di tale portata rimane comunque ghiotta, nella speranza di assistere a qualche colpo ad effetto. Sabato 2 marzo è l’ultima serata in programma, quella in cui l’intesa tra i quattro dovrebbe essere già più affinata, ed il piccolo ma accogliente locale nel cuore di Prati si presenta al gran completo. Nel bel mezzo della cena, anche qui secondo la tipica tradizione americana, il quartetto si presenta sulle note della classica Mack The Knife. Preso posto su un piccolo sgabello incastonato tra la coda del piano e la batteria, il musicista del Bronx esordisce al sax tenore per passare all’interno dello stesso brano all’amato clarinetto. Proprio questo strumento ha fatto la fortuna di Byron portandolo presto, come attestato dai numerosi riconoscimenti conseguiti negli anni, ad essere considerato il massimo esponente moderno dello strumento in legno. In effetti è proprio al clarinetto che il fraseggio di Byron si fa più interessante in lunghi monologhi carichi di temi celebri e mirabolanti improvvisazioni. Di contro non desta altrettanto trasporto al tenore, vuoi anche a causa di uno strumento apparentemente nuovo non particolarmente brillante nel timbro. Nonostante sia il terzo concerto di fila, il feeling non sembra mai essere decisivo con il piano di Fassi che rimane sempre in seconda fila, mentre più intraprendente appare una ritmica in cui spicca il drumming esuberante di Manzi ben supportato dalle corde di Dalla Porta. Tra una portata e l’altra il tutto rimane comunque piacevole ma abbastanza rigido secondo gli schemi più classici, poche varianti e nessuna voglia di rischiare. Una notevole Softly As In A Morning Sunrise e Lazy Bird di John Coltrane rimarranno i momenti migliori in una dimensione intima dove il disagio creato dal via vai dei camerieri è ben bilanciato dal clima rilassato e ospitale. Qui anche ogni errore è rimarcato con ironia dagli stessi musicisti e diviene presto spunto di interazione con il pubblico in una esperienza che solo l’atmosfera di un piccolo club è ancora in grado di garantire.