Maurizio Franco e Maurizio Brunod @ Zingarò Jazz Club, Faenza

Foto: Fabio Ciminiera










Maurizio Franco e Maurizio Brunod @ Zingarò Jazz Club, Faenza.

Faenza, Zingarò Jazz Club. 13.2.2013

Maurizio Franco: presentazione libro

Maurizio Brunod: chitarra elettrica


L’accostamento della presentazione del libro di Maurizio Franco e del concerto in chitarra solo di Maurizio Brunod porta quasi naturalmente ad una disamina dei linguaggi e delle intenzioni legate al jazz e alle sue varie evoluzioni.


Maurizio Franco prende le mosse dal suo ultimo libro, Oltre il mito, di cui nelle prossime settimane approfondiremo l’analisi. Un percorso costituito da dodici saggi brevi, vari nelle tematiche accomunati dal superamento degli stereotipi legati a ciascun argomento. La presentazione avviene attraverso una rielaborazione del saggio con esempi, ascolti, riflessioni intorno a quanto scritto e diventa così una maniera per entrare nelle dinamiche del linguaggio del jazz, dei tanti ingredienti che lo hanno originato e vi si sono accostati, da ragtime e dal variopinto mondo di new Orleans alle intenzioni colte e alle dodecafonia di Gaslini alle istanze popolari di Django


Un presupposto analogo corre anche attraverso il set di Maurizio Brunod. Le sperimentazioni e la pratica del concerto per sola chitarra si mettono al servizio di brani originali e di standard del jazz per dare risalto alla melodia e al filo narrativo della musica: un’operazione che trascende le griglie di genere per portare accenti diversi e mettere a confronto aspetti meno consueti e sonorità diverse attraverso le varie linee seguite nel set dal chitarrista.


La serata doppia si pone, pur nell’indipendenza e nell’autonomo svolgimento dei due set, come una esplorazione, effettuata con parole o musica, di un medesimo punto di vista: le necessità del linguaggio del jazz e la sua “impossibilità” nel rimanere fermo a coordinate rigide e immutabili. Se, come afferma Maurizio Franco nel libro, “il jazz è una musica di carattere sincretico e il problema principale non risiede nel definire ciò che in fondo è imprecisabile”, il discorso seguito dalle note di Maurizio Brunod traducono il concetto in materiale sonoro utile alla dimostrazione quanto intrigante all’ascolto proprio in virtù della difficile collocazione stilistica, arrivando alla convergenza di incontri, mutue influenze e successive rielaborazioni. In realtà, nel caso specifico del testo, l’autore si riferisce alle distinzioni impossibili tra le eredità africane ed europee all’interno del risultato finale, vale a dire il jazz: distinzione resa ancora più ardua da tutti gli innesti che hanno germogliato sui quei rami principali sin dall’inizio del novecento, con i continui contributi portati da musicisti e compositori.