Slideshow. Simona Molinari

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Slideshow. Simona Molinari.


Jazz Convention: Così, a bruciapelo, cosa ci dici della tua partecipazione al Festival della Canzone?


Simona Molinari: L’esperienza sanremese è stata ancora una volta un ciclone e sono ancora nel vortice ora, a due settimane e più da quei giorni. Mi sono divertita, emozionata, ho incontrato un sacco di persone… bello!



JC: E il duetto con una jazz star come Peter Cincotti?


SM: Peter per me è un mostro di bravura. La spontaneità e la non-chalance con la quale suona e canta,rendendo tutto semplice, è disarmante. Per me è stato un orgoglio averlo al mio fianco e devo dire che anche come persona è stato molto simpatico e disponibile!



JC: Ci racconti qualcosa ora del tuo nuovo album?


SM: Dt Jekyll Mr Hyde contiene undici tracce. Si tratta di un album essenzialmente electroswing, pieno,come anche gli altri miei dischi, di contaminazioni; è un disco pieno di energia e positività. Credo che la musica in questo momento storico debba essere un momento di svago, è un bisogno che ho io, un bisogno di leggerezza, che ho portato anche nella mia musica.



JC: Facciamo un passo indietro: chi è Simona Molinari?


SM: Simona Molinari è una persona come tante che ha deciso di cantare da quando era davvero piccola, che ha studiato tanto, che poi ha iniziato anche a scrivere e che poi ha messo tutto da parte per comunicare qualcosa; è una persona il cui bisogno primario è comunicare.



JC: Mi sveli il primo ricordo che hai della musica?


SM: Il mio primo approccio con la musica arriva dalla Walt Disney. Io ne sono rimasta fan e adoro ancora guardare i film a cui sono più affezionata. Il primo ricordo che ho in particolare è la canzoncina che Biancaneve canta dentro al pozzo che le fa da eco, ma la mia passione per il canto è iniziata cercando di imitare la sirenetta!



JC: Quali sono i motivi che ti hanno spinto a diventare una cantante?


SM: Avevo otto anni. Un giorno a scuola fui selezionata per intraprendere un corso di canto e iniziai. A quell’età cantare era il mio gioco, non ricordo molto. Ma ci fu un giorno in cui non avevo studiato e andai alla mia lezione di musica:l’insegnante mi rimproverò dicendomi: “Tu sei una cantante, non puoi non studiare”… Ricordo ancora oggi la sensazione che ho provato nel sentirmi chiamare: “cantante”. Mi piaceva, mi faceva sentire importante… È stato in quel momento che ho deciso che avrei fatto la cantante!



JC: E in particolare ti definiresti una cantante jazz, swing o altro ancora?


SM: Non so come definirmi, odio le categorie e soprattutto ormai il jazz è un grande pentolone, non ha una definizione precisa. Credo di essere una cantante molto curiosa, che cerca di portare nella sua musica tutto ciò che le piace. Il jazz, o per essere più precisi lo swing, mi piace molto, per cui quasi in ogni cosa che faccio c’è swing, ora in particolare c’è “electroswing”.



JC: Quali sono invece le idee, i concetti o i sentimenti che associ alla musica?


SM: In realtà cambiano sempre, in questo momento per me la musica è divertimento, ma inizialmente era sperimentazione, poi riflessione, poi ancora comunicazione…



JC: Tra i dischi che hai fatto ce ne è uno a cui sei particolarmente affezionata?


SM: Quello a cui sono più legata credo sia Tua, è come se fossi approdata a un genere totalmente mio.



JC: E quale porteresti con te sull’isola deserta?


SM: Credo che prenderei Dr Jekyll mr Hyde, è il più divertente di tutti, a patto che ci sia un lettore cd dove inserirlo…



JC: Quali sono stati i tuoi maestri nella musica, nella cultura, nella vita?


SM: I miei genitori prima di tutto, non per quello che mi hanno insegnato a parole, quanto per quello che ho visto fare loro giorno per giorno. E poi tra i miei miti ci sono Freddie Mercury, Bobby McFerrin, Louis Armstrong, Gandhi e Gesù.



JC: E le cantanti (italiane e non) che hai maggiormente amato?


SM: Per tanto tempo sono stata affascinata incredibilmente dalla voce di Giorgia, poi di Elisa, poi mi sono rivolta alle cantanti del passato e mi sono appassionata a Ella Fitzgerald e Edith Piaf.



JC: Qual è stato per te il momento più bello della tua carriera di musicista?


SM: Ce ne sono stati infiniti, tanti piccoli traguardi. Una delle cose più belle che ricordo è uno dei concerti tenuti ad Hong Kong, dove ho invitato a cantare con me sul palco altri artisti – ognuno di nazionalità diversa – che avevo avuto modo di conoscere nel periodo in cui ero stata lì. C’erano una cantante canadese, una vocalist africana, un tenore italiano, un cantante di Hong Kong e una cantante cinese: abbiamo improvvisato “Nel blu dipinto di blu” e ognuno nel suo canto ha messo la sua personalità, la sua tradizione e la sua cultura canora, il suo carisma. Era un abbraccio di voci ed è stato un trionfo!



JC: La tua bellezza fisica è stata d’aiuto o di intralcio alla carriera artistica?


SM: Credo che la bellezza possa aiutare in un primo momento se sei un’interprete… In qualità di cantautrice ti dico che può essere un punto a tuo sfavore: nella visione comune, una donna pensante non è mai coniugata con una carina o come hai detto tu “bella”, quindi molti ti guardano, pochi ti ascoltano.



JC: Come vedi ora la situazione della musica in Italia?


SM: Vedo tanti giovani talenti, voci diverse e tecnicamente molto preparate, con tanta grinta e voglia di arrivare ma poche idee e poco coraggio nel proporre cose nuove, scoraggiati anche dal poco coraggio dei media nel sostenere qualcosa che non sia esclusivamente rock o pop melodico.



JC: E più in generale cosa mi dici della cultura oggi in Italia?


SM: Credo che negli ultimi tempi la cultura sia stata danneggiata incredibilmente dai tagli economici e dalle politiche degli ultimi decenni. Un popolo ignorante è sempre più comodo per chi governa, ma sulla cultura si fonda la libertà di un Paese.



JC: Cosa stai progettando a livello musicale per l’immediato futuro?


SM: Non sono una persona avvezza ai progetti: credo che se dai il meglio di te ogni giorno, il futuro si crea da solo. Tutte le collaborazioni e le cose ottenute in questi anni sono state fatte con assoluta spontaneità e senza alcun progetto. Posso dire di fare una vita un po’ “jazz”!