Piero Delle Monache Quartet – Thunupa

Piero Delle Monache Quartet - Thunupa

Parco della Musica Records – MPR 038CD – 2012




Piero Delle Monache: sax tenore, voce, percussioni

Claudio Filippini: Fender Rhodes, tastiere

Tito Mangialajo Rantzer: contrabbasso

Alessandro Marzi: batteria





Piero Delle Monache indubbiamente è un sassofonista di talento, con idee ben chiare, un suono melodioso che ricorda il calore e il colore dei grandi maestri di questo strumento. Lui ci mette del proprio, lo lima secondo i suoi bisogni, i sentimenti del momento, gli spunti che innestano l’improvvisazione e rendono efficace un suono che altrimenti parrebbe un prodotto del passato, ligio alle scorribande bop e hard bop.

Thunupa è il nome di un vulcano boliviano e di un dio misterioso. Il sax erutta note su note scaturite da dieci pezzi scritti dallo stesso Delle Monache. La musica è d’atmosfera e nebulosa, gli assolo tirati, la narrazione fluida e diretta, la tecnica esecutiva s’intreccia senza sbavature con gli innesti dell’elettronica, producendo un risultato perfettamente godibile e melodioso. Il disco si apre in “oriente”, al suono di una ritmica ossessiva, circolare, danzante, al quale si affianca un sax contrappuntistico e ripetitivo (Samar). Il melodico Ascolta se piove ne eredita il testimone e spinge la musica verso paesaggi meno nitidi e fumosi, dove il sax incanta e ammalia. Momenti meno complessi, fatti di frasi semplici e discorsive arrivano con Aperol, Rollin’ Years e il ritmato e pseudo elettro-funk di RW2. Proseguendo nell’ascolto di Thunupa ci s’imbatte in quello che è il tema portante di questo disco: un magico realismo sottoforma di danza, intesa non in senso classico, ma costruita attorno a qualcosa di esotivo e misterioso; fatta di giri rallentati, schiava del loop e tarantata da voci e percussioni esogene (Rue des Saisons e Sweetness).


Il raccoglimento finale, la danza attorno al fuoco di note, la magia e l’incanto del mistero si raccolgono e stemperano nell’incubo divino di Thunupa. Dreamers scioglie l’equivoco e afferma la natura onirica e fantasiosa delle intriganti composizioni di Delle Monache.