Pescara Jazz 2009

Foto: Andrea Buccella







La “vecchia guardia” a Pescara

Benson e Jamal mattatori alla quarantesima edizione del festival jazz

Pescara, Teatro D’Annunzio – 17-19 luglio 2009


La vecchia guardia non s’arrende. E come potrebbe vista la qualità tecnica che esprime, oltre naturalmente al carisma. Pescara Jazz 2009, pur in un clima di ristrettezze economiche che hanno sacrificato la consueta manifestazione “Jazz in città”, è riuscita grazie al patron Lucio Fumo, presidente dell’Ente manifestazioni pescaresi, che ha messo in piedi un cartellone di tutto rispetto e di fortissima attrattiva.


Le “ristrettezze” non hanno infatti inciso minimamente sulle ampie vedute degli illustri patriarchi Roy Haynes (84 anni) e Ahmad Jamal (“solo” 80), a cui si devono aggiungere anche i nomi di George Benson e Chick Corea.


Dovessimo assegnare l'”alloro” di questa quarantesima edizione (cosa non propriamente consona nell’ambiente Jazzistico), lo conferiremmo a Benson per una serie di ragioni. Il concerto del 18 luglio ha evidenziato un Benson mattatore, capace di spaziare dal melodico tributo a Nat King Cole alla raffinata soul dance del periodo d’oro. Due anime cementate dal forte legame jazzistico nel quale la chitarra di Benson è svettata, ricordando i suoi migliori livelli. Un animale da palcoscenico in grado di focalizzare l’interesse della platea dell’Anfiteatro D’Annunzio dal primo all’ultimo minuto. L’inizio swingante della prima parte ha visto Benson ritmare alla chitarra alternando splendide sortite solistiche. Il preludio all’omaggio a Nat King Cole, nel quale il Nostro ha cantato splendidamente e in modo convincente le sempiterne canzoni, è stato eseguito dal sestetto con l’orchestra sinfonica della città di Pescara e dal coro degli allievi di Diana Torto. La seconda parte ha visto un Benson tagliente e aggressivo, tra jazz e soul. “Gimme the night” e “On Broadway”, sono state riproposte con venature funky sulle quali le escursioni solistiche del leader hanno avuto un peso non indifferente. A parte l'”anomala” apertura del 13 luglio con il gruppo pop Simply red, è stato Chick Corea a tenere a battesimo la manifestazione venerdì 17. Poco incline alla solitudine, Corea è sempre un maestro di prima grandezza, sia che esegua proprie composizioni (children songs), oppure si muova su arie classicheggianti tra Scarlatti e Skrjabin. Il pezzo forte lo ha regalato fra il tributo a Bill Evans e Bud Powell con una suite ispirata a Monk, comprendente Trinkle tinkle, ‘Round midnight e Blue Monk. Il successivo concerto del trio dell’eterno batterista Roy Haynes, con John Patitucci e David Kikosky è stata una prova di talento che ha anticipato la super session finale nella quale è tornato sul palco Corea, anche per duettare a quattro mani con Kikosky. Gran finale domenica 19 con il trio di Ahmad Jamal e la big band di Maurizio Rolli. Di Jamal poco da aggiungere alla sua autentica genialità che mai tradisce, ma sarebbe doveroso sottolineare quella del bassista Maurizio Rolli, che avvalendosi di una splendida orchestra supportata da Peter Erskine e Bob Mintzer, ha messo in luce non solo il suo aspetto solistico ma principalmente quello di arrangiatore.