Roberto Zechini with Guilherme Ribeiro – A deep surface

Roberto Zechini with Guilherme Ribeiro - A deep surface

Artist Signed Records / Notami Records – ARS 13/012 / NJ005 – 2013




Roberto Zechini: chitarra

Guilherme Ribeiro: pianoforte, fisarmonica

Emanuele Evangelista: pianoforte

Marco Postacchini: sassofoni

Gabriele Pesaresi: contrabbasso

Ananda Gari: batteria





La superficie profonda evocata dal titolo è la metafora utilizzata da Roberto Zechini per esemplificare il portato di dieci tracce, frutto dell’incontro del chitarrista con il pianista e fisarmonicista brasiliano Guilherme Ribeiro. Al disco partecipano alcuni collaboratori storici di Zechini, come Gabriele Pesaresi ed Emanuele Evangelista, e compagni di avventura più recenti quali Marco Postacchini e Ananda Gari. A deep surface è un lavoro dove ritroviamo le tematiche popolari presenti in Limanaquequa, le derive elettriche, metropolitane e nervose, di Bruto e di Robozec, le suggestioni dell’incontro di corde con Ras Lhanut, il senso descrittivo proprio del dialogo con la parola dei lavori realizzati con poeti e scrittori e, non ultimo, quel senso di sperimentazione sonoro necessario per rispondere alle atmosfere del racconto. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è il confronto con la prospettiva brasiliana, colta e raffinata di Ribeiro e, con questo, l’aggiunta di ingredienti ulteriori alle composizioni presenti nel disco: una visione complessiva avvolgente, capace di rendere sempre presenti all’ascolto le tensioni tipiche della danza.


E, per questi motivi, l’attenzione alla melodia diventa una caratteristica costante, pur nelle varie atmosfere toccate dal lavoro. Il ragionamento tracciato da Zechini nei temi e negli assolo utilizza riferimenti precisi, come quelli elencati sopra, per farli diventare una cosa altra: la musica scaturisce dall’incontro delle diverse esperienze del chitarrista con la vastità del mondo brasiliano e con la personalità di Ribeiro, con il suo eclettismo nel passaggio tra fisarmonica e pianoforte. La presenza di musicisti con cui Zechini ha potuto già collaudare negli anni la connessione e la consonanza permette una risposta immediata e compatta nelle tante direzioni presenti. La scelta dei temi porta infatti la formazione a contatto con situazioni sonore differenti, anche laddove vengono ripresi brani già presenti in altre registrazioni, come Limanaquequa, a tutti gli effetti ormai signature song di Zechini.


Traccia dopo traccia, dalle stratificazioni dell’apertura con l’eponima A deep surface, suonata in quintetto, per arrivare alla riduzione finale al duo di Despertar e al solo con Airports, Sometimes, la costruzione del disco procede secondo l’accostamento di tanti elementi differenti. Zechini punta, infatti, in maniera “non convenzionale” alla propria sintesi espressiva: ogni elemento rimane riconoscibile, pur trasformandosi sotto l’influsso degli altri. E così la formazione variabile, l’accostamento degli strumenti armonici, la presenza di Emanuele Evangelista in quattro brani ad innescare il dialogo tra fisarmonica e pianoforte, le tante direzioni stilistiche e la curiosità di vedere come si sviluppa la reazione tra di esse, i molteplici interessi del chitarrista diventano gli “attrezzi” per costruire un album articolato in dieci brani, dal respiro ampio e delicato – più delicato, se si vuole, di quanto non faccia supporre la prima traccia.


Si notava già in precedenza la natura particolare della sintesi perseguita da Zechini: un disegno complessivo, tale però da lasciare riconoscere punto per punto le matrici di partenza. Un disegno realizzato con sobrietà, prestando attenzione all’equilibrio tra volumi e dinamiche, badando a non sovraccaricare – o a non sguarnire, a seconda dei casi – la struttura e l’impatto emotivo della musica oltre la misura insita nelle composizioni.