Daniele Cavallanti & The Brotherhood Creative Trance Music Ensemble – Faces and Tales

Daniele Cavallanti & The Brotherhood Creative Trance Music Ensemble - Faces and Tales

Rudi Records – RRJ1013 – 2013




Daniele Cavallanti: saxtenore, sax baritono, flauto

Gianluigi Trovesi: sax alto

Carlo Actis Dato: sax baritono, clarinetto basso

Luca Calabrese: tromba

Lauro Rossi: trombone

Emanuele Parrini: violino

Fabrizio Puglisi: pianoforte

Silvia Bolognesi: contrabbasso

Andrea Di Biase: contrabbasso

Tiziano Tononi: batteria





Daniele Cavallanti nel 2012, per il suo sessantesimo compleanno, riunisce una superband e si regala due serate al festival milanese Ah Hum. Faces and tales racchiude appunto la registrazione di questi concerti. È al fianco del sassofonista milanese il socio co-fondatore di “Nexus”, Tiziano Tononi. Sono nella formazione alcuni pilastri dell’Italian instabile orchestra, vecchi compagni di viaggio di Cavallanti, come Carlo Actis Dato, Gianluigi Trovesi, Lauro Rossi e Luca Calabrese. È della partita l’ultimo pianista dell’Instabile stessa, Fabrizio Puglisi. Completano l’ensemble Emanuele Parrini e Silvia Bolognesi rispettivamente violinista e bassista di The Tbone band di Tiziana Ghiglioni, in cui hanno militato sia Tononi che il leader di questo progetto. È una new entry, infine, Andrea Di Biase, giovane e valoroso collaboratore recente della premiata ditta.


La chiave per entrare dalla porta principale nella musica di questi due cd è contenuta nel nome stesso dell’organico. Brotherhood richiama alla memoria i meravigliosi musicisti sudafricani rifugiatisi in Inghilterra negli anni settanta e capeggiati da Chris Mc Gregor, i “Brotherood of breath”. Creative fa pensare a Muhal Richard Abrahms e alle varie versioni di orchestre chicagoane così denominate. “Trance Music” riprende una parte dell’etichetta affibbiata da Anthony Braxton alla sua proposta degli anni duemila in diverse situazioni, la Ghost trance music.


Si percepisce all’ascolto, effettivamente, una parentela di idee, una fratellanza estetica, se non di sangue, fra i dieci improvvisatori coinvolti. La musica è indubbiamente in linea con le esperienze precedenti di Nexus e trae linfa vitale dalla stagione del free e del postfree, dalla black music in senso lato, dalle origini ad oggi con una prospettiva personale di un artista alieno dal ruolo di imitatore pedissequo e sempre proiettato in avanti, ma con lo sguardo rivolto anche al glorioso passato nella sua globalità. Si transita, infatti, da riprese di brani di Ellington come African flower, riletta con un’angolazione molto afro, a Things Ain’t What They Used To Be un blues quasi canonico, per far comprendere dove tutto ha avuto inizio.


Il riferimento all’Art Ensemble viene fuori da Creative Mesa, dove ampi spazi in stile new thing. si alternano a soli sovraccarichi di groove. Ciclicamente i fiati ripetono all’unisono accordi tesi e discordanti per staccare l’intervento di uno strumento dal successivo.


L’ombra di Mc Coy Tyner e di Pharoah Sanders si intravvedono chiaramente in Eastwood pure per la presenza di un pianismo decisamente percussivo da parte di Puglisi e per un bell’intervento al violino di Emanuele Parrini che ricorda per certi aspetti Michael White.


La traccia migliore è Sounds of hope con un inizio appannaggio esclusivo di flauto e percussioni indirizzato verso la grande madre Africa. L’ingresso degli altri otto musicisti, dopo una parentesi sospesa, fa partire una scorribanda di assoli con Lauro Rossi in pole position. Il suo trombone si ispira mani e piedi a Roswell Rudd in questa sequenza. Ha un suono grasso e maleducato come il dio nero del jazz comanda in queste circostanze. Tiziano Tononi si lancia, poi, in un solo efficace e conseguente. La Bolognesi e Parrini dialogano brevemente fino alla trionfale conclusione in collettivo.


Faces and tales è sicuramente un capitolo importante nella discografia di Daniele Cavallanti. Grazie alla compagnia di Tiziano Tononi e di un manipolo di musicisti aperti, disponibili e preparati il sassofonista produce ancora una volta succosi frutti o, per parafrasare il titolo dell’album, riesce a raccontare storie intricate, affascinanti e concettualmente ineccepibili.