Alfa Music – AFMCD160 – 2013
Francesco Cataldo: chitarra elettrica, chitarra baritona, arrangiamenti
David Binney: sassofoni
Salvatore Bonafede: pianoforte
Scott Colley: contrabbasso
Clarence Penn: batteria
Erik Friedlander: violoncello
All’interno della cornice proposta dal prologo, Our Jazz, e dall’epilogo, The Rain and Us, Francesco Cataldo dispone in Spaces tredici brani, riconducibili ad una matrice modern mainstream, attenti alle dinamiche metropolitane e moderne, inseriti nel canone della tradizione ma aperti allo stesso tempo a colorarsi dei suoni della contemporaneità.
Per fare questo discorso sonoro, il chitarrista si muove verso il “luogo” jazzistico per antonomasia, vale a dire New York. E per non sbilanciare troppo l’equilibrio a favore dei musicisti statunitensi, porta con sè un padrino d’eccezione come Salvatore Bonafede e ne ricalca in qualche modo le tracce biografiche e musicali.
Il quintetto viene completato da tre nomi di altissimo profilo, come David Binney, Scott Colley e Clarence Penn e ospita, solamente nella doppia traccia Vito/Raccontami, il violoncello di Erik Friedlander. E come si può intuire, il quintetto guarda alla tradizione anche per quanto attiene alla sua line-up: infatti la chitarra elettrica si pone come un secondo fiato a fianco del sax di Binney e si disintereessa della gestione armonica. I suoni utilizzati da Cataldo invece guardano ad una dimensione più moderna dello strumento e più vicina alle contaminazioni provenienti da altri mondi sonori.
Il quintetto così apparecchiato affronta un repertorio vario: per quanto come detto si ponga all’interno di coordinate ben precise, mette in risalto un approccio articolato, pur senza complicazioni ridondanti, e una propensione per una chiarezza melodica pur senza voler smussare a tutti costi spigoli e frizioni.
E anzi, Spaces si avvantaggia di una vivace ricerca di un punto di equilibrio mediano e si serve delle varie tensioni per dare significato al racconto sonoro, in una ridefinizione continua dei rapporti fra le sue componenti. Un atteggiamento mai statico e tale da conferire dinamismo al complesso del disco.
L’intervento di Binney, Colley, Penn e Friedlander riflette le intenzioni espressive per cui sono stati coinvolti: rappresentare il suono di New York. Una formula semplicistica, se si vuole, ma che viene riempita di significato dal valore dei quattro e dall’apporto offerto alle composizioni di Francesco Cataldo.