Angelo Olivieri – Caos Musique Live @ Casa del Jazz

Angelo Olivieri - Caos Musique Live @ Casa del Jazz

Greedo Music Project/Terre Sommerse – TSJE 015 – 2012




Angelo Olivieri: tromba

Vincent Courtois: violoncello

Marco Ariano: batteria

Antonio Pulli: elettroniche





Materia ed entità complessa, il Caos, fascinosa e altresì angosciante dimensione dedicataria di ampia speculazione circa la sue valenze, cosmogoniche e teoretiche e quant’altro possa aver rappresentato, stato “naturale e necessario” prima o dopo (o perché no, in alternativa e parallelo) la vita entro Forma e Struttura, e che comunque particolarmente in quelle anarchie formali perseguite dalla forma Free sembra aver trovato un tangibile (e praticabile) paradigma in arte e dimensione espressiva.


Attivo alfiere della suddetta forma, a seguire una prima esperienza discografica in studio sempre intitolata alla Caos Musique, in questo concentrato, recente sequel live alla romana Casa del Jazz, Angelo Olivieri espone e condivide lungo dieci tracks le visioni e i segni (almeno entro il proprio contributo) che improntano parte delle correnti applicazioni della destrutturazione caotica in musica e conseguenti elaborazioni.


Lo strumento d’ottone di Olivieri, di ronzante loquacità e pur abile in laconica sintesi, scandisce la propria respirazione dispensando le tensioni istantanee e il tratteggio dell’episodio sonoro, aggregando al proprio corpo espressivo riverberazioni ma anche – e in quota non inferiore – complementarietà delle quote silenti, fronteggiando e abbeverandosi nella tensione coloristica e urticante delle elettroniche, veleggiando ed ergendosi contro e sopra l’ossatura in movimento e gli incalzanti tratti di spatola della batteria, interpunzioni drammatiche e leganti di raccordo nell’interfaccia con le duttilità simil-chitarristiche e le discorsività sonatistiche, ma certo anche asperità d’arco e pungenti sferzate, del ben partecipante (e abitualmente plurilingue) violoncello di Vincent Courtois.


Il programma-spettacolo abbastanza oltre le righe ma non poi così antitetico, come nel finale, a rotondità di tratto e progressioni lineari verso l’epilogo, non teme d’incorporare il dialogo intimista degli strumenti solisti e l’interplay di tensione costruttiva: il Caos, insomma, non dilaga qui a pretestuoso e modello (già impostosi ad espressione “liberata” e minacciosa del suono apertamente belligerante delle più forti praticanti e teorici, nonché più motivati epigoni, del free storico) né vincolo destrutturante da rendere in assoluto e dissipante rigore.


Il gruppo tratteggia piuttosto una libera fusion post-free (le decantazioni di genere consentono) – tale prevale alle impressioni d’ascolto una sinergia orientata al coinvolgimento umorale, e ad un curioso giocare con il tempo drammatico e lo spazio di (dis-)organizzazione soggettività-collettivo, cangiante in direzione di passo, piuttosto orientata ad un’urgenza espressiva dello scaglionare i segni d’articolazione strategica e improntata alla partecipazione schietta.