Eberhard Weber – Résumé

Eberhard Weber - Résumé

ECM Records – ECM 2051 – 2013




Eberhard Weber: basso elettrico, sintetizzatori

con

Jan Garbarek: sax tenore, sax soprano, flauto selje [# 6, 8, 10]

Michael DiPasqua: [# 9, 11] batteria, percussioni





Tutte le sfumature del nero (o quasi – parafrasando un non proprio affine, corrente best-seller) potrebbe essere la sintesi della dimensione cromatica che lega e caratterizza la presente incisione – dimensione che neppure, in riferimento all’estetica di Eberhard Weber, rappresenta un elemento di novità.


La speciale voce conformata al basso elettrificato a cinque corde, scientemente conformata dal fuoriclasse tedesco, che ha ceduto alle stampe alla memoria (e a buon diritto alla Storia), oltre a titolati progetti di grandi line-up in epoca fusion, peculiari lavori di gusto cameristico, fungendo poi da legante, solista ritmico e grande colorista in varie edizioni del Jan Garbarek Group, dai cui concerti sono stati recuperati degli eterogenei assolo, materiale adesso di nuova meditazione ed elemento fondante del progetto,così presentato: “Erano tutti accomunati da una finalità – da una parte, erano una transizione tra due sezioni di diversi tempi e chiavi, dall’altra erano intesi per aggiungere ulteriore colore, a quelli multifattoriali nel programma, ed uno personale: il mio”.


Il nostro assunto di partenza trova dunque conforto nelle note programmatiche del grande bassista, che dona un lavoro letteralmente “progettuale” nel re-editing di una panoramica solistica incorniciata tra suggestive elettroniche che amplificano le tessiture ambientali del solo, imbastendo una successione umorale e di grande peculiarità tematica, ridisegnando l’estensione dei suoi passaggi solistici per nuove coesioni ritmiche con un antico partner di percussione delle esperienze fusion, oltre al leader di maggior esposizione, un Jan Garbarek linguisticamente ormai di agio inattaccabile, quantunque queste presenze siano qui piuttosto dei cameo d’eccellenza.


Piuttosto inconfondibili, le filanti liquidità di bronzo percorrono le dodici rivisitare locations, procedendo senza mai esasperare il passo da assertività concise e melanconie vigili, livori tenui d’aurore boreali, il dilatato, virile canto delle balene si solleva fino ad esplosioni di tuono, ma più bilanciandosi tra solarizzazioni dosate (Amsterdam) e squillanti bagliori d’impulsività ritmica (Heidenheim, Marburg, Bochum).


Dispiegando una progettuale sequenza di forze estetiche, le caratterizzazioni molto personali esemplificano come dal precoce distacco di quei rami del jazz nord-europeo si sia evoluta un insieme di personalità e stilemi condotti con strategica coerenza, anche nel non patire, quanto piuttosto mediare le influenze delle “contaminazioni aperte” dei gruppi di militanza.


Progetto di tipologia forse non nuovissima, il chiaroscurale Résumé è esempio di riciclo e riscrittura dinamica dell’antologia, in cui convivono (re)invenzione e concisione, ricollocamento vitale e sequenza autoriale che, rispettosa dell’ascolto, scansa il rischio dell’omologazione a sé stesso da parte del concept-performer, che mantiene vitale la firma e l’originale calligrafia, in un opus per vari aspetti di non immediata fruibilità, comunicativo e insieme centripeto, parzialmente geloso di una formula esemplificativa di una diversa contemporaneità.