Francesco Diodati Quartet @ John & Jazz, Roseto.

Foto: Fabio Ciminiera










Francesco Diodati Quartet @ John & Jazz, Roseto.

Roseto degli Abruzzi, John & Jazz. 19.4.2013

Francesco Diodati: chitarra acustica

Enrico Zanisi: pianoforte

Francesco Lento: tromba

Enrico Morello: batteria, percussioni


Un quartetto giovane quanto assolutamente determinato. L’idea alla base della nuova formazione di Francesco Diodati è quella di utilizzare le linee create dai quattro strumenti in maniera varia in un intrico sempre efficace, attraverso l’esposizione di concetti lineari, diretti, frastagliati, spezzati, ostinati. La sovrapposizione di suoni acustici e manipolati viene ad essere una chiave sempre presente nelle composizioni di Diodati e nella ripresa dei brani di Monk inseriti nel repertorio.


Su questi elementi si sviluppa l’approccio del quartetto – in realtà il progetto in origine sarebbe un quintetto vista l’assenza a Roseto di Glauco Benedetti con la tuba. Tromba, chitarra, pianoforte e batteria si prodigano in un mutuo concorso per soddisfare le esigenze ritmiche e armoniche sulle quali poggiare la melodia. E in questo senso – per quanto atteggiamento della musica, volumi e riferimenti vari lascino pensare a tutt’altro – si potrebbe immaginare il quartetto come un’entità di musica da camera, con tutti i componenti posti sul medesimo livello e chiamati di volta in volta alla ribalta della musica. Il risultato complessivo passa per una architettura stratificata, capace di dare risalto alle parti ostinate affidate al pianoforte, al dialogo tra chitarra e tromba, agli spazi creati dall’utilizzo degli effetti sui vari strumenti, all’inventiva di Morello e alla preparazione dei tamburi.


Uno degli aspetti peculiari del progetto è l’utilizzo da parte di Diodati della chitarra acustica, sia pure “filtrata” attraverso i vari pedali. Se il risultato finale cambia di poco infatti rispetto allo strumento elettrico, cambia in maniera sostanziale l’approccio, l’utilizzo delle corde, i tempi di esecuzione e la grana più “ruvida” e presente del suono di partenza.


La scelta dei musicisti coinvolti è importante per il discorso intrapreso: un manipolo di giovani talenti, ben più che rivelati. Diodati nella costruzione di questo nuovo progetto ha operato un passaggio ulteriore rispetto al precedente – e tutt’ora attivo – Neko: se in quel caso la strumentazione più canonica – chitarra elettrica, sassofoni, contrabbasso e batteria – e i ruoli consolidati conducono i musicisti attraverso i pur diversi territori esplorati dalle composizioni, nella nuova situazione la scrittura e l’arrangiamento esigono un compito più mirato dai quattro, in un progetto davvero interessante – nonostante sia ancora ai primi passi, il concerto di Roseto, infatti, precedeva la presentazione romana del giorno successivo – e ricco di spunti.