Mauro Ottolini – Sousaphonix

Mauro Ottolini - Sousaphonix

CAM Jazz – CAMJ7821-2 – 2009




Mauro Ottolini: trombone, sousaphone

Fulvio Sigurtà: tromba

Daniele D’Agaro: sassofoni

Dan Kinzelman: sassofoni

Vincenzo Vasi: theremin

Enrico Terragnoli: chitarra elettrica

Giorgio Pacorig: Fender Rhodes

Vincenzo “Titti” Castrini : fisarmonica

Danilo Gallo: contrabbasso

Zeno De Rossi: batteria





Una sintesi estrema di Sousaphonix, lavoro che segna l’esordio di Mauro Ottolini per la CAM Jazz, è rappresentata dalla fotografia che campeggia nella pagina centrale del booklet: dieci persone, più o meno, stipate nel salotto del camper del trombonista, il grandangolo per riuscire a cogliere tutti i volti, particolari inattesi ma naturalmente collocati nell’insieme.


Sousaphonix è un disco assolutamente poliedrico, animato da intenzioni anche contrastanti tra loro, come, ad esempio, la voglia di disordine che aleggia in superficie e la cura degli arrangiamenti e dei particolari che permette quel’impatto libero e scanzonato, animato soprattutto da una voglia enciclopedica di affrontare stili e atteggiamenti musicali differenti, di farlo con quanti più suoni e strumenti possibili. Deus ex machina del progetto è la verve infaticabile, onnivora, trabordante ed eclettica di un personaggio davvero inafferrabile da definizioni ed etichette come Mauro Ottolini.


In effetti, non è cosa di tutti i giorni concepire un ensemble di dieci elementi comprendente theremin, chitarra elettrica e fisarmonica, tromba, trombone e Fender Rhodes: la scelta è funzionale a un repertorio quanto mai vasto e trasversale, all’interno del quale trovano posto il blues, il reggae, le musiche della tradizione popolare italiana, Duke Ellington e le sperimentazioni sonore. Se in prima battuta si coglie l’attitudine di scompigliare di continuo le carte in tavola, a dare una coerente ragione di fondo a disco è la forte attenzione agli aspetti ritmici: le atmosfere differenti, proprie di ogni brano, vengono interpretate con estremo rigore per quanto riguarda gli aspetti ritmici. In direzione opposta ma in maniera analoga c’è la forte attenzione alle melodie dei brani. In definitiva, cambia il terreno di gioco, ma non cambiano le intenzioni con cui i dieci si muovono nell’ambito dei vari brani.


L’eclettismo del repertorio permette ai dieci musicisti di giocare con i suoni. Un disegno marcato, una sottolineatura, una presenza semplice e leggera: a seconda dei casi il contributo di ciascuno dei musicisti varia in modo libero e, soprattutto, non costringe ad essere presenti, ad essere protagonisti a tutti i costi. Si crea come un gioco di coppie tra i vari strumenti: Ottolini, più che creare delle vere e proprie sezioni, fa in modo che le diverse necessità musicali siano sostenute da un dialogo costante, intrecciato da elementi variabili del gruppo e attento agli aspetti timbrici e sonori. La presenza del theremin porta, sicuramente, un accento inconsueto e “vocale”, ma, nel corso di tutto il lavoro, gli incroci creati tra i vari strumenti rendono sempre intrigante lo sviluppo dei brani.


La profondità del blues, sia nelle sue esplosioni più energiche che nella visione più riflessiva, rivela l’animo di Sousaphonix, dove per blues si intende, per traslato, la capacità di esprimere le ragioni intime ed essenziali delle emozioni: è questa la radice alla base del lavoro ed è questo a rendere trascinante ogni passaggio e ogni cambio di scena. Una sorta di coerenza puntuale, ma costante per tutto il disco, permette ai musicisti di esprimersi al massimo in ogni direzione, come testimonia l’intensità degli assolo e il trasporto di ciascuno nella costruzione di una casa sonora fuori dall’ordinario.