Swiss Jazz. Daniel Studer – Reibungen

Swiss Jazz. Daniel Studer - Reibungen

Unit Records – UTR 4292 – 2011




Daniel Studer: contrabbasso





Declinando come “intro” le ieratiche, asciutte fissità di Knotenspiel si apre Reibungen, interessante operazione di contrabbasso solo di Daniel Studer, solista già operante anche nel nostro paese per oltre un decennio, attivo nel duo di bassi con Peter Frey, già notato nel recentissimo, interessante free piano trio di Gabriele Friedli, ed ora alla seconda esperienza solistica dopo Details (del 1996).
Realizzazione 100% made in Helvetia, stante la realizzazione tra Winterthur e Basilea (quest’ultima per il trattamento elettronico della conclusiva Ramificazioni) nonché il rimarchevole contributo produttivo della città di Zurigo, l’album si pregia delle note introduttive del nostro veterano avanguardista Giancarlo Schiaffini (e già leader del nostro, negli anni ’90), che di Reibungen enfatizza il carattere diversamente progettuale di ogni singola traccia, idee singolarmente basate sul suono in forma di immaginativa avventura tecnica, complessi flussi di coscienza sostenuti da un’estetica passionale.


Non senza spettacolarità, le movenze transitano dalle angolosità acute e urticanti di Schleifriss alle cavernose arcate di più tonica assertività in Zupfeinschlag e alle introspettive sordine e alle stratificazioni mobili di Knotengeflecht, momento di fascinosa meditazione che prelude alla tripartita Teilungsfluss: dalle feline, parcellari sottigliezze della prima parte, attraverso i muti rintocchi della seconda si perviene alle ultraterrene, scarne emissioni del finale.


L’affaccendato, ludico Tastball, il marciante, cellistico Zeitzug lasciano convergere il lavoro verso le scultoree istantaneità dell’onirico Ramificazioni, sintesi agile e interrogativa di un suggestivo performing post-elettronico.
Di segno e orientamento personale, comunque apparentabile ai viscerali esploratori del corpo del contrabbasso, gli omologhi Guy, Léandre o Phillips, etc. il canone figurativo di Daniel Studer svela tratti linguistici ed un potenziale poetico tendenti ad un lirismo “in minore” ma non per questo carente in fascino, caratterizzato in questo caso almeno da bilanciamento emotivo e coloristico e anti-platealità.