Puntin/Brinkmann/Fink – Trio Dolce Vita: Amarcord

Puntin/Brinkmann/Fink - Trio Dolce Vita: Amarcord

JazzWerkStatt – 082 – 2011




Claudio Puntin: clarinetto, clarino basso, glockenspiel, organo Hohner, giocattoli

Jörg Brinkmann: violoncello, elettroniche

Johannes Fink: contrabbasso





Attrattiva già dai credits la triade elvetico-germanica Dolce Vita, formazione on-demand che ha inteso riprendere dai materiali del molto frequentato Nino Rota le radici melodiche e le tradizioni pescanti negli umori sapidi della provincia e nella tavolozza di colori dell’entroterra.


Senza macchiettismi, e scansando i luoghi comuni sul Mediterraneo o l’italianità in musica, il dotato, vuoi ispirato trio, affonda le mani e l’espressione nella veracità delle cantilene e delle melodie semplici ma secolari del nostro background; lo spirito jazz e il carattere improvvisativo, in cui si sono già ampiamente sperimentati e distinti i tre, qui assumono corpo e caratura melodica nelle ariose e spiritate volute del clarinetto dello svizzero Claudio Puntin, le meditazioni di strada del basso dai sentori metallici del germanico Fink e le sofisticate armi strumentali del connazionale Brinkmann (oltre agli eterogenei materiali impiegati con misurato effettismo) si “piegano” al più immediato carattere del tocco dei girovaghi e dei cantori di strada.


Non manca un più “formale” spirito cameristico (The Godfather), oltre a calore domestico (nei poco noti e “didattici” 7 Pezzi per bambini), curiosi mix arabesco-jazz-trovadorici (Canto della Buranella), aperte cantabilità (Fellini’s Waltz), ad attestare il carattere di completezza e lo spirito d’invenzione con cui sono stati abbordati e rivitalizzati con arrangiamenti mai invasivi i materiali dell’album.


Attingendo un peculiare stato di complicità e vividezza, l’arguzia del “povero” (ma non indigente per trovate) instrumentarium dei tre trova forza nell’accorto, “naturale” umorismo che non esclude rispetto della tradizione autentica, e il senso sagace della scoperta che mai è supponenza rispetto al valore dei materiali, trovano un’ideale incarnazione nello spirito del trio, gemellabile senza impertinenze al Clusone Trio (degli eminenti Bennink, Moore & Reijseger) ma anche e certamente apparentabile alle fioche luci e alle scaltrezze e visionarietà di percorso del duo Trovesi-Coscia, non fosse per il senso della naïveté ricercata ed il senso della condivisibile meraviglia.


Autentica, e forte per valore.