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McCoy Tyner Trio with special guest Bill Frisell and Gary Bartz.
Auditorium Parco della Musica, Roma – 26.7.2009
McCoy Tyner: pianoforte
Bill Frisell: chitarra
Gary Bartz: sax contralto, sopranino
Gerald Canon: contrabbasso
Eric Kamau Gravatt: batteria
Domenica 26 luglio ha fatto tappa alla Cavea dell’Auditorium di Roma, proveniente dall’esibizione a Umbria Jazz di qualche giorno prima, il quartetto guidato da Mccoy Tyner con l’aggiunta in veste di ospite d’eccezione del chitarrista Bill Frisell. Il pianista di Philadelphia ha fatto ritorno nella capitale per la chiusura della rassegna estiva Luglio Suona Bene, aperta a fine giugno dal doppio concerto di Ornette Coleman e Enrico Rava, a distanza di quasi un anno, quando sempre all’ Auditorium era a capo di un altro quartetto straordinario in cui spiccava il sax di Joe Lovano. Per questo lungo tour mondiale Tyner ha preferito andare sul sicuro mettendo su una formazione di sicuro affidamento con Gary Bartz, già a fianco del pianista dai primi anni ’70, al sax contralto e sopranino, Gerald Canon al contrabbasso e Eric Kamau Gravatt alla batteria. Parso profondamente invecchiato e malconcio dalle ultime volte in cui ha fatto capolino in Italia, Tyner sembra dimenticare gli acciacchi una volta raggiunti i tasti del suo strumento, trovando la forza e la brillantezza di sempre che l’hanno reso una delle figure più influenti della scena contemporanea. Lo stesso non si può invece dire per Bartz che, a dispetto del suo ruolo, non riesce mai ad essere protagonista limitandosi alle esposizioni del tema e ad assoli che non riescono mai a lasciare il segno. Discorso diametralmente opposto invece per un Bill Frisell in stato di grazia, eccezionale nel colorare i sofisticati accordi di Tyner e nel duettare spesso con il contrabbasso di Canon, vera rivelazione della serata. I brani in repertorio rispecchiano perfettamente la carriera di Tyner con una forte valenza modale fatta di accordi sospesi e pedali che danno la giusta tensione ad ogni pezzo in cui non mancano comunque situazioni blues o dal sapore andaluso. Il piano di Tyner è un vero esercizio di stile, estremamente elegante ma intervallato da mamenti in cui diviene più percussivo e rabbioso rievocando una forte radice africana. Il resto lo fanno lo splendido fraseggio e gusto di un Frisell che inserisce sempre magistralmente i suoi interventi e il perpetuo quanto preciso incedere del talentuoso Canon, mentre non convince del tutto la batteria di Gravatt che appare troppo scostante quando si limita ad accompagnare i quattro giocando prevalentemente sui piatti e risultando invece fin troppo percussivo e rumoroso nei momenti di solo.
I brani alla fine saranno in tutto sette più l’inevitabile bis acclamato a gran voce dal numeroso e attento pubblico romano per circa un’ora e mezza di musica sublime in cui l’apice viene raggiunto nel finale con l’immancabile omaggio a Coltrane con una intensa Moment’s Notice, brano dove nella registrazione originale non figurava il piano di Tyner ma che il pianista ha spesso reinterpretato dal vivo, prendendosi qui tutta la scena per sé con un eccezionale solo di piano in perfetta solitudine.
Una serata magica in cui la coesione dei cinque non è mai mancata e in cui ogni minimo dettaglio è stato curato quasi maniacalmente; ognuno sapeva perfettamente come e dove muoversi e Tyner ha dimostrato ancora una volta tutto il suo talento e la voglia di mettersi sempre in discussione non sedendosi sugli allori di una carriera già straordinaria.