Daniele di Bonaventura & Elias Nardi Trio

Foto: Irene La Manna









Daniele di Bonaventura & Elias Nardi Trio.

Roncegno Terme (TN) – 21.5.2013

Daniele di Bonaventura: bandoneon

Elias Nardi: oud

Carlo La Manna: basso fretless

Roberto Segato: pianoforte


Il pianeta dentro cui si muove Daniele di Bonaventura è difficilmente etichettabile. Non che lui stesso tenga più di tanto a questo, anzi, da tempo ci ha abituati alla mescolanza e all’imprevedibilità, si addentra in mondi sempre nuovi e se “quando ti ascolti c’è feeling, una sintonia a pelle, il risultato è quello di stasera. E funziona.”


Il Salone delle Feste della Casa di Salute Raphael di Roncegno Terme, in provincia di Trento, ha aperto le porte al bandonenonista marchigiano, che in una fresca serata di maggio ha proposto un vero viaggio emozionale in compagnia di signori compagni di … viaggio per l’appunto. Sul palco con Di Bonaventura c’erano Elias Nardi all’oud, Carlo La Manna al basso fretless e Roberto Segato al pianoforte e, fin dall’attacco, si è capito che l’aria del mediterraneo e del deserto sarebbe spirata con vigore verso nord. Protagonista in prima battuta l’oud di Nardi con The Lovers, pezzo di apertura dell’ultimo disco del musicista toscano The Tarot Album, interamente dedicato al mondo dei tarocchi e confezionato proprio insieme a La Manna e Segato tra gli altri. Dolce e contemplativa The Lovers, così come Sis (tratto da Orange Tree sempre di Nardi), per un inizio di serata dalle tinte morbide dentro cui Di Bonaventura si muove con dimestichezza e gusto. “Nei due miei dischi non è presente il bandoneon – ha detto Nardi a fine concerto – ma senza dubbio molti pezzi si prestano ad un ampio ventaglio di soluzioni. Una volta che hai l’anima del pezzo, poi puoi farlo come vuoi e, come diceva Daniele, funziona.” Dal canto suo Di Bonaventura ha aggiunto: “Oggi abbiamo sviluppato alcune idee ed è una dimensione in cui tutto è calibrato molto bene in uno stile modale che ci calza a pennello.”


Nelle successive Riflessioni e Brise (ancora da Orange Tree di Nardi), l’oud del musicista toscano e le ance del bandoneon di Di Bonaventura dialogano con piacere e si muovono tra contrattempi mentre La Manna disegna una linea ritmica impeccabile colorata con gusto dal piano di Segato, divertito anche al sinth monofonico. E se in Brise non mancano i virtuosismi, la successiva The Tower dei tarocchi è un ostentato introverso che sembra non doversi mai risolvere e porta con sé un tangibile senso di inquietudine. In tutto questo il bandoneon si ritaglia spazi e tempi importanti. “Mi hanno subito affascinato le composizioni di Elias”, ha commentato Di Bonaventura a fine serata, “e le contaminazioni sono il mio pane. Questo è un progetto che sicuramente andrà avanti.”


Dopo una prima parte incentrata sui brani di Nardi e i suoi, un frammento di improvvisazione a quattro trasporta nel repertorio di Di Bonaventura con Nadir e Sine Nomine, proposti in compagnia dell’oud, che di certo non fa il timido, così come il fretless che batte con precisione una linea costante e decisa. Canto e Maria e il mare (quest’ultima dedicata alla figlia) esaltano il gusto mediterraneo del bandoneon di Di Bonaventura e il pubblico non può che applaudire sonoramente, dopo aver seguito in religioso silenzio tutta la performance del quartetto. C’è tempo per un bis e poi si chiude il sipario, sperando davvero che sia solo l’inizio.