Matteo Muntoni – Caravaggio

Matteo Muntoni - Caravaggio

Improvvisatore Involontario – II0033 – 2013




Francesco Ganassin: clarinetto, clarinetto basso, ocarina

Elia Casu: chitarre

Enrico Cocco: violoncello

Matteo Muntoni: contrabbasso, basso acustico

Andrea Ruggeri: batteria, percussioni





La copertina riprende un disegno giovanile di Caravaggio. È una figura minacciosa di un uomo armato di coltello. Più al centro sono rappresentati capelli costituiti da serpi, probabilmente tratti da uno studio su un particolare di uno dei quadri più famosi di Michelangelo Merisi, La medusa.


Poste queste premesse e osservato il titolo del disco, si può pensare ad una musica contrastata con luci vivaci e ombre cupe, momenti violenti e altri tranquilli. Un qualcosa ispirato allo stile di un artista innovatore che ha portato nella pittura elementi realistici, naturalistici in un’epoca in cui prevaleva l’imitazione dei classici. Invece la musica del cd è di tutt’altro genere. Non ha nulla di dirompente, di eversivo. Scorre fluida con larghe melodie, un impianto cameristico, sapori quietamente pop nell’accompagnamento e una timbrica di vaga derivazione ECM. I temi vengono annunciati dal clarinetto e dal violoncello. Ci sono sprazzi di chitarra acustica o impennate in distorsione dello strumento elettrico. Muntoni, da parte sua, si riserva il ruolo di compositore e di sostegno mobile a tutto l’apparato. La batteria di Ruggeri è altrettanto pronta al dialogo, al commento apparentemente discontinuo, in verità coerente con la filosofia di fondo del gruppo.


Resta per tutto il cd, però, una certa sensazione di calligrafismo. I motivi sono ben eseguiti, ma privi di autentica sostanza. Si rimane in attesa di qualche elemento capace di squarciare questo descrittivismo francamente privo di energia, che non arriva mai. A onor del vero, poi, non si può ignorare quanto asseriscono autorevoli teorie di estetica tendenti a negare la semanticità della musica e, quindi, la possibilità di collegare il segno (la successione non casuale di note in questo caso) e il senso (il significato dei quadri). Risulta un po’ azzardata, perciò, l’affermazione di Paolo Fresu nelle note di copertina, secondo cui il quintetto celerebbe “l’urgenza di trovare relazioni e rapporti con i segni e i colori dell’arte pittorica”. L’impresa è praticamente impossibile da concretizzare..


Il disco, come detto, comunque, si raccomanda per un suono complessivo cristallino, atmosfere tenui, rarefatte, ma il gruppo non scava mai veramente in profondità. Rimane tutto su un piano poco più che epidermico.