L’Italian Jazz Orchestra incontra Cristina Zavalloni: La donna di cristallo versione deluxe

Foto: Luigi Pretolani





L’Italian Jazz Orchestra incontra Cristina Zavalloni: La donna di cristallo versione deluxe.

Forlì, Teatro Diego Fabbri – 30.5.2013

Cristina Zavalloni: voce

Italian Jazz Orchestra diretta da Fabio Petretti

special guest:

Cristiano Arcelli: sax alto

Fulvio Sigurtà: tromba

Giacomo Riggi: vibrafono

Michele Francesconi: pianoforte

Paolo Ghetti: contrabbasso

Stefano Paolini: batteria

Massimo Morganti: trombone

Achille Succi: clarinetto basso

Pedro Spallati: sax tenore

Archi dell’Orchestra Maderna


La terza uscita dell’Italian Jazz Orchestra propone un incontro con la cantante Cristina Zavalloni e con il repertorio presente nel suo più recente La donna di cristallo. Terza uscita quindi diversa dalle precedenti che avevano visto Fabrizio Bosso impegnato come solista nella Crystal Wall Jazz Suite composta da Fabio Petretti, direttore “storico” della formazione, e poi, nella seconda uscita, sulle pagine composte da Paolo Silvestri e interpretate come solista da Enrico Pieranunzi.
L’Italian Jazz Orchestra unisce una sezione fiati e una ritmica di stampo jazzistico con gli archi dell’Orchestra Maderna.


Come si diceva, una terza uscita differente dalle precedenti perchè ha visto un repertorio già autonomamente realizzato e proposto già nella sua versione originale da una formazione ampia. La versione deluxe presentata sul palco del teatro forlivese si avvantaggia ulteriormente delle possibilità offerte da un organico ricco e speziato dove partecipano in maniera naturale molti dei componenti della Radar Band, come ospiti per l’occasione o come membri ormai consolidati, e dove Cristina Zavalloni ritrova alcuni musicisti con cui ha collaborato nel corso degli anni.


Da questa intrico di relazioni musicali nasce un concerto capace di muoversi con agilità sui diversi piani. In pratica la musica è stata composta in partenza già con una propria visione orchestrale diversa però da quella offerta dall’organico diretto da Petretti. La sfida si gioca sul terreno degli arrangiamenti e della capacità di traslare la musica attraverso le diverse situazioni. La compagine presente sul palco offre al pubblico alcuni tra i più interessanti musicisti emergenti italiani, soprattutto musicisti come Arcelli, Sigurtà. Morganti e Francesconi attenti all’equilibrio tra composizione, scrittura, ispirazione del momento e improvvisazione come hanno dimostrato nelle varie prove che li hanno visti protagonisti.


Al loro fianco, una ritmica esperta come quella costituita da Ghetti e Paolini e musicisti di sicuro spessore come Achille Succi, Luca Pernici e Pedro Spallati capaci di assicurare il proprio contributo sia nelle esposizioni dei temi che nella disposizione delle sezioni e, naturalmente, negli assolo.


La mattatrice della serata è stata naturalmente Cristina Zavalloni. I brani vengono sempre guidati dalla cantante, solista e riferimento naturale per l’organico, e la connessione tra le intenzioni e le risposte è sempre serrata, sia per la dimensione personale dei testi, sia per la familiarità con il repertorio e i musicisti. Sta di fatto che la cantante abbia sempre ben saldo il pallino della performance dal punto di vista musicale, cui aggiunge la peculiare presenza scenica e la capacità di dialogare in maniera profonda con le stesse ragioni sociali della formazione, vale a dire la volontà di creare un terreno di convergenza tra jazz e mondo classico. E se Cristina Zavalloni punta di consueto a tenere separati gli ambiti, un contesto simile diventa un facile binario per esaltare le tante specificità di un’interprete capace di spaziare tra i generi, sempre seguendo percorsi filologici e di alto profilo.


Il cammino dell’Italian Jazz Orchestra e le direzioni imposte nelle successive edizioni da Fabio Petretti, direttore artistico del progetto, e da Luigi Pretolani, Sovrintendente dell’Orchestra Maderna, rispondono a un’idea precisa: saldare mondi diversi, cercando da una parte i punti di contatto senza perderne di vista le peculiarità. L’architettura su cui poggia l’Italiana Jazz Orchestra è senz’altro solida e la crescita esponenziale operata dai jazzisti negli ultimi decenni rende plausibile un esperimento come questo. La complessità generale e il lavoro necessario a costruire il repertorio per le successive esibizioni della formazione meriterebbero una prospettiva più stabile. Il percorso, va da se, è tutt’altro che facile, soprattutto in tempi come questi e con le difficoltà che un’operazione simile può incontrare per girare nelle stagioni musicali di altri teatri e non rimanere confinata nell’appuntamento annuale, giocato in casa: va dato atto dell’intenzione di portare avanti negli anni un lavoro decisamente arduo che però, anno dopo anno, si rivela con una veste sempre nuova.